Rai, dal Cdr uscente un “libro bianco” contro Minzolini: “Ecco come il Tg1 è diventato propaganda”

Augusto Minzolini (foto Lapresse)

ROMA – ‘Il Tg1 secondo Minzolini’, ovvero una serie di casi, da giugno 2009 a marzo 2011, che dimostrano ”le tecniche di disinformazione raffinate che caratterizzano la direzione di Minzolini”: così il cdr uscente del Tg1, composto da Alessandra Mancuso, Alessandro Gaeta e Claudio Pistola definisce il libro bianco, ”frutto di un lavoro collettivo”, che ha presentato giovedì 24 marzo nella sede della Federazione nazionale della stampa a Roma e che sarà consegnato dall’Usigrai ai vertici dell’azienda, attraverso la direzione Risorse umane.

”La redazione del Tg1 – ha sottolineato Alessandra Mancuso – è fatta di straordinarie professionalità e in periodi di crisi, come quello che stiamo vivendo a livello internazionale, sa dare il meglio di sé. Non a caso in questi momenti vengono richiamati in servizio fior di professionisti spesso tenuti ai margini: sono tante le storie di demansionamento”. Il libro bianco mette piuttosto nel mirino ”la linea editoriale del tg: i servizi rispondono, infatti, alle indicazioni della dirigenza”. A titolo esemplificativo, il cdr uscente ha consegnato undici cartelle con l’elenco dei casi del mese di gennaio 2011, ”uno spaccato di faziosità e di omissioni – ha aggiunto Mancuso – o, per dirla con Maria Luisa Busi (presente alla conferenza stampa, ndr) – di dirottamento del Tg1 da tg istituzionale a strumento di propaganda”.

Il testo è stato consegnato oggi alla Fnsi, rappresentata dal segretario Franco Siddi e dal presidente Roberto Natale, presenti il segretario Usigrai Carlo Verna e il segretario di Stampa romana Paolo Butturini. Oltre che all’opinione pubblica e ai vertici dell’azienda, il libro bianco viene idealmente consegnato anche al nuovo cdr della testata, appena eletto dalla redazione con una larghissima partecipazione, composto da Attilio Romita, Simona Sala e Alessio Rocchi.

Lamentando ancora ”il gioco di squadra fatto dal Tg1 con Panorama, il Giornale, Libero, Kalispera, parte della propaganda berlusconiana, accompagnato dai costanti attacchi ad altri organi di informazione di diverso orientamento, come Repubblica”, Alessandra Mancuso ha poi sintetizzato i punti essenziali del ‘cahier de doleances’ di gennaio.

Tra questi, ”il diverso trattamento riservato al Rubygate e all’inchiesta sulla casa di Montecarlo: nel primo caso non sono state mai raccolte le indiscrezioni, nel secondo si”’, ha spiegato l’ex componente del cdr. E poi ancora ”la politica ridotta a pastone; la campagna sugli sprechi in Sicilia, dopo il passaggio del governatore Lombardo al terzo polo, e invece il silenzio sulla parentopoli di Alemanno; gli oltre 40 servizi dedicati alla trattativa Stato-mafia con l’ossessività nel ricordare che Ciampi all’epoca era premier e Scalfaro presidente della Repubblica; il silenziatore messo alle critiche contro il governo, ai precari della scuola, alla posizione della Cgil sulla vicenda Fiat, alla protesta delle donne del 13 febbraio. Tra i soggetti sui quali è stato imposto il silenziatore ci sono la Cei e il Vaticano, per esempio a proposito delle prese di posizione sul Rubygate e sull’immigrazione”.

“E poi – ha concluso – è sparito il diritto di replica: nella campagna contro Saviano nella polemica con gli eredi di Croce, non è stato mai ascoltato lo scrittore”. Di contro, Alessandro Gaeta ha segnalato ”la completezza del Tg2 che, per esempio, ha chiesto alla redazione di Milano servizi sull’Olgettina, mentre il Tg1 non lo ha fatto. E poi Minzolini rivendica di aver dato un’anima al Tg1: ma non credo che questo rientri nella missione del servizio pubblico”. Nel mirino anche le notizie di ”alleggerimento, come la corsa dei cocomeri in salita: siamo passati da Frajese alle previsioni del tempo”, ha detto Claudio Pistola. ”E’ sempre difficile per il sindacato parlare di un giornalista – ha commentato Siddi -: noi non contestiamo le opinioni di Minzolini, ma il fatto che i colleghi del Tg1 si sentano mortificati nel loro ruolo di rappresentazione della verità dei fatti e di partecipazione alla fattura del giornale”.

Per Siddi, ”la libertà editoriale è chiara, ma non può essere fatta di prevaricazioni: serve un’attenzione maggiore anche da parte di chi è chiamato a governare la Rai”. Verna ha sottolineato che i casi raccolti nel libro bianco testimoniano ”una drammatica assenza di pluralismo, elemento fondante del codice etico della Rai. Porteremo il documento in azienda: il codice non può rimanere lettera morta”.

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