ROMA – Rai, sciopero contro Matteo Renzi. L’11 giugno protesta per i 150 milioni di tagli annunciati dal presidente del Consiglio.
Secondo i sindacati dei giornalisti della tv pubblica il taglio è anticostituzionale e colpisce i posti di lavoro e non gli sprechi. Nei fatti si tratta di un difesa dell’attuale impianto delle sedi regionali e dei rispettivi budget.
“Anche la Rai deve partecipare dei sacrifici, tocca anche a voi”, aveva detto il premier durante un’intervista concessa a Giovanni Floris di Ballarò, distinguendo tra “tagli agli sprechi e ai cda” e licenziamento di lavoratori che “non ci saranno”.
Ma secondo Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf Sal e Usigraiil taglio
“non colpisce gli sprechi ma i posti di lavoro, creando le condizioni per lo smantellamento delle sedi regionali e ancor peggio per la svendita di RaiWay alla vigilia del 2016 (data in cui dovrà essere rinnovata la concessione per il servizio pubblico), lasciando intravedere inquietanti ritorni a un passato fatto di conflitti di interessi e invasione di campo dei partiti e dei Governi”.
Non ammette ripensamenti sui tagli il viceministro all’Economia, Enrico Morando: “Il taglio resta. Ma siamo disposti a valutare l’esclusione della tv pubblica dal taglio sulle partecipate” (che porterebbe alla vendita di RaiWay).
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