ROMA – La casse della Rai sono vuote. Gli stipendi degli oltre 13 mila dipendenti sono a rischio. Il ministero del Tesoro verserà in tre rate il canone autunnale di 450 milioni di euro alla tv di stato. Le tre “ratine” da 150 milioni di euro permetteranno di pagare gli stipendi dei dipendenti, ma non tutti i fornitori. Il debito commerciale della Rai stando all’ultimo bilancio è di ben 805 milioni di euro.
“Per quanto concerne il rischio di liquidità si evidenzia che il gruppo ha con il sistema bancario linee di affidamento a breve termine per un importo di circa 475 milioni di euro. È inoltre attivo un finanziamento di 220 milioni di euro nella tipologia stand by , con scadenza nel 2012, con un gruppo di banche. Il complesso degli affidamenti è sufficiente a coprire i periodi di massimo scoperto, seppure la procedura di liquidazione dei canoni da parte del ministero dell’ Economia attraverso quattro rate posticipate possa generare tensioni nel caso di ritardi significativi”, si può leggere nell’ultimo consiglio di bilancio dello scorso giugno.
Un organico di 11.402 dipendenti che costa alla rete pubblica quasi un miliardo l’anno. Un numero di dipendenti pari al doppio di quelli della concorrente Mediaset, ma la Rai può contare anche sulla radio, di cui la rete di Berlusconi è sprovvista. Non è chiaro allora perché, dato il numero di dipendenti a disposizione, la Rai si affidi maggiormente a produzioni esterne, con un costo di 242,6 milioni di euro nel 2010. Le casse sono in rosso, gli stipendi a rischio e gli ascolti in calo. Sorprende allora che il direttore generale Lorenza Lei si aumenti lo stipendio dopo il clima di austerity annunciato e il record “olimpionico” in sprechi che la rete effettuerà per seguire i Giochi Olimpici di Londra 2012.
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