Riccardo Magherini, la madre ospite a Chi l'ha visto e il video di George Floyd Riccardo Magherini, la madre ospite a Chi l'ha visto e il video di George Floyd

Riccardo Magherini, la madre a Chi l’ha visto e il video di George Floyd

ROMA – Clementina Crisoni, mamma di Riccardo Magherini, ha parlato a Chi l’ha visto della morte di George Floyd.

Spiega Mamma Clementina: “Non ho mai voluto vedere il video di mio figlio, ma sono stata male nel vedere George Floyd”.

La donna si riferisce al video in cui un poliziotto bianco spinge il ginocchio sul collo dell’afroamericano.

Video che qualcuno ha accostato a quello di Riccardo, morto a Firenze dopo essere stato ammanettato.

Per la morte di Riccardo, però, va ricordato che i tre carabinieri accusati sono stati assolti in Cassazione.

“Ora deciderà Strasburgo”, ha detto la mamma di Magherini, riferendosi al ricorso alla Corte dei diritti dell’uomo.

Riccardo Magherini: i 3 carabinieri assolti in Cassazione

Sono stati assolti in Cassazione i tre carabinieri Vincenzo Corni, Stefano Castellano e Agostino Della Porta.

I tre erano accusati di omicidio colposo per la morte di Riccardo Magherini, avvenuta a Borgo San Frediano (Firenze) il 2 marzo 2014.

Il collegio ha disposto l’annullamento senza rinvio della sentenza d’appello perché “il fatto non costituisce reato”.

Si conclude così il processo ai tre militari che la notte tra il 2 e il 3 marzo 2014 avevano ammanettato Magherini in preda al delirio dopo aver bevuto e assunto cocaina.

La reazione della famiglia Magherini

La famiglia Magherini ha preferito non commentare la sentenza. Avevano sperato che fossero confermate le due condanne, in primo grado e in appello.

“Hanno fatto di tutto per farlo apparire come un delinquente. Vogliamo che il suo nome sia rivalutato”, aveva detto il padre lasciando il Palazzaccio al termine dell’udienza, assieme all’altro figlio, Andrea.

Nei due processi di merito la causa della morte del quanrantenne, ex calciatore, come suo padre Guido, era stata individuata nell’intossicazione da stupefacenti associata all’asfissia.

La ricostruzione di quella sera

Quella sera Riccardo era stato a cena fuori. Accortosi di non poter guidare aveva preso un taxi, da allora era cominciato il suo delirio.

All’arrivo dei carabinieri aveva dato in escandescenza ed era stato ammanettato. Poi si era calmato, il suo cuore aveva smesso di battere.

Ma era troppo tardi per rianimarlo, anche se l’ambulanza era già sul posto.

I carabinieri non si erano resi conto che quella richiesta d’aiuto, “sto morendo”, non era una scusa.

Quella richiesta era stata filmata dai cellulari dei residenti della zona.

“Riccardo – ha detto l’avvocato Fabio Anselmo, che rappresenta le parti civile nel processo (lo stesso legale che ha seguito i familiari di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi) – non è morto per la cocaina, la cocaina uccide ma lascia tracce, invece il cuore di Riccardo era perfetto. Non è morto per infarto, ma perché gli è stato impedito di respirare”.

Secondo la difesa dei tre militari, che su questo ha puntato parte della strategia difensiva, non poteva essere imputata loro un’omissione perché non avevano le conoscenze mediche per riconoscere i segni di una crisi respiratoria.

“Riteniamo che i carabinieri non avessero elementi per capire quello che stava accadendo a Magherini a causa dello stupefacente. Magherini è morto per una serie di concause, tra cui anche la sofferenza per la posizione prona, ma era necessario bloccarlo, e i carabinieri non potevano capire che era il momento di metterlo a sedere”, ha osservato l’avvocato Francesco Maresca, che ha difeso due dei tre carabinieri. (Fonti: Rai Play e Ansa)

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