Benigni porta a Sanremo l’eros del Cantico dei Cantici: “La più bella canzone del mondo” VIDEO

Benigni porta a Sanremo il Cantico dei Cantici: "La più bella canzone del mondo"
Roberto Benigni (nella foto Ansa) porta a Sanremo il Cantico dei Cantici

ROMA – E’ arrivato a Sanremo marciando Roberto Benigni, 9 anni dopo la sua ultima apparizione, accompagnato dalla banda folkloristica Canta e sciuscia. E poi dopo un omaggio a Fellini e Sordi nel centenario e una stoccata a Matteo Salvini (“Si vota anche citofonando”) si è fatto serio, annunciando che avrebbe cantato “la più bella canzone del mondo”: Il Cantico dei Cantici.

“E’ una canzone d’amore – ha detto lanciandosi nell’esegesi del testo biblico – parla d’amore fisico di due ragazzi che cantano ognuno l’amore per l’altro. Non c’è canzone più ardente. E’ come avere Imagine o Yesterday dei Beatles e nessuno l’hai mai fatta in tv”, spiega il comico toscano. “Il Cantico esalta l’amore fisico. E’ la vetta della poesia di tutti i i tempi – continua nel suo monologo – Come fosse la Cappella Sistina. Un famoso rabbino disse: Tutto il mondo e tutta la storia non valgono il giorno in cui il cantico è stato donato all’umanità”.

Talmente bello “che è diventato sacro” anche se “la sua presenza nella Bibbia è strana: dentro ci sono corpi nudi frementi, erotismo, baci. Cose molto molto forti. Per tenerlo nella Bibbia – ha imbarazzato tanti – hanno trovato tante giustificazioni, tipo che l’autore è Salomone, oppure tutte interpretazioni allegoriche, simboliche”.

Benigni ha spiegato che quel libro è “meraviglia dell’umanità, esalta l’amore fisico, che è il più semplice intreccio che esista al mondo, la vetta della poesia di tuti i tempi, la più bella canzone nella storia dell’umanità, una vera canzone, dentro ci sono cose molto forti, erotismo, baci”. C’è l’amore, non solo fisico, l’amore che è visto come frammento d’infinito, “e questo fa pausa, altro che le guerre”.

Ma allora cos’è l’amore? “E’ un po’ l’infinito alla portata di noi, ognuno di noi è stato per un momento immortale. Siamo nati, è uno scherzo glorioso, e ci è stato fatto per l’amore e per fare l’amore”. E qui l’ha sottolineato che “ne facciamo sempre poco, è solo un gran parlare, stringi stringi non è che si fa”. E invece “dovremmo farne di più”. Anzi, quasi a voler alleggerire la situazione, ecco aggiungere “io sarei proprio per farlo qui all’Ariston, mettersi qui e spogliarsi e fare l’amore, tuti diretti da Beppe Vessicchio, sarebbe una serata bellissima..”.

Il Cantico dei Cantici “è il libro del desiderio”, che è diverso dal possesso, perché “il bisogno dopo si placa ma il desiderio no”. L’amore “è continua conquista, l’amore non è un mistero, è invece il luogo dove il mistero si dissolve”. Ogni parola “è un diamante, chiunque l’abbia scritto lavorava per l’eternità, è come se un orafo della parola abbia costruito gemme e ci ha consegnato un diadema pronto ad essere indossato, ed è un dono”, e dopo 2400 anni ancora ci sono parole “di suprema bellezza” che sono un inno all’amore e possano risuonare “nelle nostre labbra e posarsi su di noi, sui nostri corpi, sulla nostra anima, nei nostri cuori”. 

“Ho preso dei frammenti del Cantico, quelli che ho più amato e spero davvero che rimaniate travolti dalla sua bellezza”, aggiunge prima di decantarne i versi. 

 

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