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Sanremo 2019, Negrita vs The Who: anche i titoli, a volte, riprendono vecchi brani

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Sanremo 2019, Negrita vs The Who: anche i titoli, a volte, riprendono vecchi brani. nella foto i Negrita a Sanremo (Ansa)

SANREMO – I Negrita stanno partecipando a Sanremo con  “I ragazzi stanno bene”, brano che parla dell’attualità, di migrazioni e di barche in mezzo al mare bloccate da “capitani” che non le fanno attraccare. Testo piuttosto maturo per una band che sta sulla cresta dell’onda da 25 anni. 

Per il momento, la band di Arezzo sta riscutendo un discreto successo posizionandosi sulla parte gialla della classifica parziale. C’è però un aspetto che non è stato preso in considerazione in questi giorni frenetici del Festival. Il titolo della canzone è la traduzione letteraria di un brano molto famoso scritto e cantato nel 1965 dagli Who, la grandissima band britannica di Pete Townshend e Roger Daltrey. 

I Negrita, da sempre una bandiera del rock italiano, hanno titolato così il brano, magari senza pensarci. O probabilmente lo hanno fatto apposta. Chissà. L’unica cosa certa è che conosceranno gli Who e la loro discografia degli esordi a cui appartiene il brano in questione.

A Sanremo si parla spesso di plagi (non stiamo parlando in questo caso di plagio, la canzone non ha nulla a che fare con lo stile “Merseybeat” del brano degli Who ndr) tralasciando l’eventualità che anche il titolo possa essere, a volte, una citazione un po’ fortina, diciamo così.

Anche perché “I ragazzi stanno bene” è un titolo piuttosto inflazionato, dato che è apparso anche in radio in programmi in cui si ascolta musica degli anni Sessanta e Settanta e pure in varie rubriche sempre musicali. Certo, anche in Inghilterra e negli Usa, il titolo “The kids are alright” è stato usato e riusato con gli Offspring che cantarono anche l’opposto, ossia “The kids aren’t alright”.

Però i Negrita (il cui nome viene a sua volta da “Hey Negrita”, un brano dei Rolling Stones ndr) qualche parolina, nel titolo, l’avrebbero pure potuta cambiare. 

Falso problema? Velleità da critico musicale? Forse. 

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