Sanremo 2019, Michele Monina: “Insulti a Il Volo in sala stampa? In passato anche di peggio”

Sanremo 2019, Michele Monina: "Io, che ero in sala stampa e ho sentito gli insulti dei giornalisti a Il Volo"
Sanremo 2019, Michele Monina: “Io, che ero in sala stampa e ho sentito gli insulti a Il Volo”

ROMA – Dopo i fatti avvenuti nella sala stampa di Sanremo durante la proclamazioni dei vincitori, in rete è scattato il putiferio, uno “shitstorm” partito dal video di Francesco Facchinetti che, senza usare mezzi termini, ha postato una ripresa dell’interno di quella che dovrebbe essere una santa sanctorum dell’imparzialità e della “critica costruttiva”. Sono volate, e stanno volando, parole grosse per la responsabilità giornalistica in frangenti come questi.

Blitz Quotidiano ha parlato con Michele Monina, che a Sanremo non è proprio un novellino, per fare un po’ di chiarezza. Ne è venuta fuori un’intervista rock senza filtri. Michele Monina, autore di oltre 40 libri sul tema musicale e innumerevoli articoli tutti con un’unica vocazione: la musica.

Parlando del putiferio che si è scatenato in sala stampa, come giudichi quello che è avvenuto?

Sono un veterano ma mi tengo ben lontano da certi giri… tipo sale stampa come quella che si è vista nel video. Uno spettacolo indegno ma, sai che c’è? Non è una notizia.

In che senso?

Che è sempre così e mi intristisce. Ci sono delle vere e proprie fazioni con gag balletti a scapito di questo o di quell’artista. E ci sono stati eventi ancora più violenti di quello che si è visto nel video. Ti faccio un esempio: quando furono eliminati Nesli e Alice Paba (nell’edizione del 2017 ndr) che io dichiaratamente seguivo, c’è stata un’esultanza anche più violenta dell’altro giorno. Fra l’altro pure immotivata, visto che parliamo di una che era praticamente un’esordiente. Sono gli stessi che poi si mettono lì a leccare il c**o al potentino di turno perché sperano che magari, in futuro, ti paghi il viaggio a Miami, come accadde con Laura Pausini e i Pool Guys di Luca Dondoni & Co…

Se vuoi magari stempero un po’ i toni della tua dichiarazione.

No no, puoi usare ogni singola parola perché è esattamente quello che penso e che, fra l’altro, ho anche già scritto. Quindi nessuna news.

Ok. Tu hai la fama di essere un eterno outsider. Perché non sono usciti i nomi? si sono autotutelati?

Sei serio?

Beh… sì.

Perché sì, si sono auto-parati il c**o a vicenda. C’è gente che durante la settimana di Sanremo diventa visibile e può spendersi in tutte le trasmissioni possibili e quindi BUM eccoli che si trasformano. In sala stampa ci sono personaggi che improvvisamente assurgono al ruolo di capi-popoli che ti fanno passare la voglia di votare. In quella sala stampa ci sono contatti, mail che riguardano persone che, evidentemente contano più di altre. Con loro, certo, l’atteggiamento è ben diverso. Personalmente ho diritto di voto ma in quella roba lì non mi identifico e quindi abdico volontariamente a un mio diritto che ho acquisito non con l’appartenenza a un gruppo ma con il mio lavoro.

Tu li conosci i protagonisti del coretto che cita il risultato dell’espletamento corporale? Hai avuto modo di parlare con loro?

Quelli di “Merde”? Visto che sedevano nelle prime file della sala stampa per forza di cose, dovevano essere giornalisti professionisti.

Secondo te, quei giornalisti andrebbero sanzionati in qualche modo?

Certo che sì. Ma non accadrà. Capisci perché io non sono iscritto e non mi iscriverò mai all’ordine dei giornalisti? Perché dopo questo episodio che dire vergognoso è fargli un complimento, nessuno là in alto in questo “Ordine” prenderà alcun tipo di provvedimento. E se lo farà – ma non lo farà – sarà una tiratina di orecchie. Vedrai. Ma poi, ribadisco: quello è solo uno dei tanti episodi che capitano e che mi convincono sempre di più, nonostante le difficoltà, ad aver fatto la scelta giusto nel non far parte di questa risma di persone. Ho quattro figli e mi farebbe comodo il dentista pagato dall’ordine e gli altri benefit. Ma sai che di dico? Quando vado a dormire la sera, almeno non mi sputo in faccia.

Ho visto che hai postato un video dove sei insieme al gruppo il Volo al completo: perché lo hai fatto?

Non sono mai stato tenero con il Volo. I miei articoli parlano per me. Però in questo caso sentivo di doverlo fare. Almeno come atto riparatore nei loro confronti. È un po’ strano che uno dei pochi non-pubblicisti e non-giornalisti l’abbia fatto, non trovi? Io faccio le mie scelte, non devo niente a nessuno e ci metto pure la faccia. È andata così: ho incontrato tre ragazzi che probabilmente per qualche errore di comunicazione sono apparsi come arroganti, presuntuosi e sopravvalutati. Io ho visto solo un gruppo di ragazzi con i quali ho interagito con molto piacere, a prescindere dal mio gusto personale sulla loro musica. Non mi sembra di aver fatto nulla di eccezionale.

Riguardo alle tue domande a Baglioni, sul suo conflitto d’interessi visto che era direttore artistico di questa edizione e anche della precedente, sei stato contattato da qualcuno che abbia fatto chiarezza?

Ehm… no. Ma perché avrebbero dovuto farlo?

Che ne pensi del sistema di voto di quest’anno dove il giudizio popolare, che ha pagato per votare, è stato ribaltato?

Penso che come il pubblico, i giornalisti debbano spendere i loro ricchi 50cent per dire la loro. Punto. Poi il premio della critica è un’altra cosa. Ma ribaltare in questo modo un parere popolare, fra l’altro di chi ha pagato per esercitarlo, è davvero imbarazzante.

Ultima domanda: se domani ti nominassero direttore artistico di Sanremo con carta bianca, quale sarebbe il tuo primo atto da direttore?

Sanremo è il festival della musica pop. Solo che ultimamente siamo andati oltre: ora siamo al mainstream, ovvero: se ti discosti da quelle quattro note solite, sei fuori. Se non fai parte del giardinetto, sei fuori. Nel mio piccolo, accanto al festival, quest’anno ho organizzato una proposta tutta al femminile davvero interessante che andava oltre quelle quattro note. Ma i più non possono sapere i nomi di quelle artiste perché, a parte me e una ristretta cerchia di persone che ama davvero la musica, nessuno sa della loro esistenza. Ecco, la prima cosa che farei, sarebbe andare oltre quelle quattro note mainstream. In Italia, di note e di persone che le sanno suonare ce ne sono molte di più. Ci sono, fidati e gli darei quell’opportunità che oggi non hanno!

Gestione cookie