SAVONA – Antonio Sollazzo e Marino Marsicano sono i due operai campani che hanno minacciato di gettarsi sul palco del teatro Ariston. Loro i protagonisti dei primi minuti del Festival di Sanremo, in cui il conduttore Fabio Fazio ha letto una lettera scritta dai due disoccupati, che minacciavano il suicidio. Ma secondo alcune fonti i due sarebbero ospiti di un hotel a 4 stelle pagato dalla Rai e la minaccia di suicidio sarebbe stato solo uno “show”. Una protesta premeditata e ben organizzata, secondo la Questura di Imperia, nonostante Sollazzo e i compagni abbiano negato la messinscena.
Gli ascolti di Sanremo nella prima serata del Festival ne hanno probabilmente risentito e proprio per non creare contraddizioni, dice il direttore di Rai Uno Giancarlo Leone, i disoccupati non saranno ospitati sulle reti Rai. Una decisione arrivata però dopo che “La vita in diretta“, con l’intenzione di fare un servizio sulla vicenda, avrebbe pagato il soggiorno ai quattro in un hotel 4 stelle di Sanremo.
PROTESTA ORGANIZZATA? – Silvia Truzzi sul Fatto quotidiano spiega che in realtà a organizzare la protesta sono state 4 persone, tre uomini e una donna. La donna avrebbe finto un malore, così che Sollazzo e Marsicano potessero superare i controlli e salire in galleria:
“Ieri Beppe Grillo, dopo l’incontro con il premier incaricato, è tornato sulla sua serata sanremese: “Sono stanco, ieri ero a farmi prendere in giro da Fazio con i finti operai che si buttavano dall’Ariston”. Finti operai? Vediamo quel che si è ricostruito. La versione ufficiale è questa: i lavoratori del Consorzio Unico di bacino di Napoli e Caserta – Salvatore Ferrigno, Antonio Sollazzo, Marino Masicano e Maria Rosaria Pascale – si sono comprati un biglietto di galleria, due al botteghino (100 euro) e due ai bagarini (180 euro). Poi sono entrati e subito la Pascale ha finto uno svenimento, attirando l’attenzione della sicurezza e degli spettatori che erano lì accanto. Approfittando della distrazione generale, Sollazzo e Marsicano si sono arrampicati sulle ringhiere laterali e hanno interrotto il monologo ambientalista di Fazio”.
Comprare i biglietti non a quel prezzo non è facile e Renato Franco sul Corriere della Sera riporta le parole dei quattro, che spiegano di essere stati finanziati con una colletta organizzata da 800 colleghi:
“I soldi per l’incursione li hanno raccolti facendo una colletta tra gli 800 colleghi: circa 460 euro per viaggio e biglietti, due (da 100 euro l’uno) li hanno acquistati in biglietteria, altri due dai bagarini”.
LE ACCUSE DI VIOLENZA PRIVATA – La questura di Imperia, scrive Franco sul Corriere della Sera, ritiene che nel blitz vi sia stata premeditazione:
“«I quattro hanno studiato e premeditato il blitz nei dettagli. Tutti sono accusati di violenza privata (per aver costretto Fazio a leggere la loro lettera, ndr ) e procurato allarme». Secondo la questura i quattro sono noti alle forze dell’ordine per vari reati: truffa per assenteismo dal posto di lavoro, reati contro il patrimonio, interruzione di pubblico servizio, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata. Sono stati sottoposti a Daspo, il provvedimento che impedisce di assistere a manifestazioni sportive. Ora hanno avuto anche il Daspo canoro, perché la polizia gli ha consegnato il foglio di via obbligatorio per tre anni da Sanremo”.
Un’accusa, quella di premeditazione, che lo stesso Sollazzo nega:
“«Non avevamo organizzato la protesta così come l’avete vista in tv, volevamo solo avvicinarci ai fotografi e chiedere a Fazio di leggere la nostra lettera, ma senza azioni eclatanti»”.
“HOTEL 4 STELLE, PAGA LA RAI” – Usciti dalla questura, spiega la Truzzi, i quattro hanno passato la notte all’hotel Nazionale di Sanremo, un albergo 4 stelle non tutti i disoccupati possono permettersi:
“Come hanno fatto quattro disoccupati a pagarsi un albergo a quattro stelle, che nel periodo del Festival ha prezzi inavvicinabili? Lo abbiamo chiesto a loro. “Ieri sera siamo usciti dall’Ariston e siamo stati avvicinati da una persona che ci ha detto di lavorare a La vita in diretta”, spiega Sollazzo. “Ci ha invitato a partecipare al programma, il giorno dopo. Ci ha raccomandato di non dire una parola a nessun giornalista, di non parlare prima della trasmissione. E ha aggiunto che ci avrebbe pagato l’albergo. Sennò noi tornavamo subito verso casa in macchina, non c’avevamo i soldi per un albergo così. Poi noi siamo stati al commissariato e dopo siamo andati a dormire, nell’hotel che ci hanno indicato. Hanno pagato loro, anche se poi ci hanno detto che qualcuno, in alto, ha messo il veto, che non potevamo andarci”.
A mettere il veto sarebbe stato Giancarlo Leone, direttore di Rai Uno:
“Chi si espone in termini mediatici come al Festival di Sanremo per una protesta, per quanto legittima, non può avere un altro proscenio mediatico, perché al di là di tutto potrebbe creare un effetto emulazione, e la cosa da dramma diventerebbe farsa”.
Insomma, niente “La vita in diretta”, dopo i bassi ascolti registrati dalla prima serata del Festival di Sanremo:
“Al di là delle intenzioni, resta – se è vero quello che dice Sollazzo – il paradosso di un’azienda danneggiata nell’immagine (e non solo, visto che c’è una denuncia per violenza privata) che paga l’albergo ai guastatori. All’Hotel Nazionale non si sbottonano più di tanto, si limitano a confermare che in effetti i quattro hanno dormito lì: “C’è un’inchiesta, non è il caso di dire altro”. Sul tavolo del procuratore capo di Imperia Giuseppe Geremia (che l’altra sera era in sala), però l’inchiesta arriverà nei prossimi giorni”.
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