“Lady Gaga” Santoro: “Non ho firmato con nessuno”. Oggi come il 20 maggio 2010

ROMA – “Resto in Rai anche per un euro”: il “figlio del macchinista” Michele Santoro, emozionatissimo, quasi in trance, non scioglie la riserva sulla sua permanenza nell’azienda di stato. Giovedì 9 maggio doveva essere la sua ultima apparizione dagli schermi Rai: la puntata dell’addio, lacrime e recriminazioni, pugni chiusi e testa alta. Il congedo del paladino della libertà d’informazione, la testa del Battista sul piatto del potere berlusconiano. Ma in un melodramma che si rispetti non può mancare il colpo di scena. Questa volta servito subito, ad inizio programma. Un contropiede, quello di Santoro, condotto con rara maestria e senso dei tempi drammaturgici. Erano giorni che si rincorrevano le voci di un suo passaggio a La 7. “Michele ha firmato”, “Michele si becca una liquidazione milionaria”, “Michele si è arreso”. Invece: è tutto vero ma non certo, un accordo lo ha fatto, ma il finale è aperto. Infatti si appella a Garimberti (presidente Rai) pregandolo di farlo collaborare ancora con la Rai: “Non ho firmato con nessuno”. Sarà l’ultima delle ultime puntate? Ci permettiamo di dubitarne.

L’anno scorso di questi tempi, il 20 maggio 2010, il copione è sempre lo stesso. Erano i giorni incandescenti dell’intervista alla D’Addario. Anche in quell’ultima puntata di Annozero Santoro si produsse in uno sfogo ad alta densità emotiva. Attaccò tutti, Berlusconi ovviamente, la stampa italiana in blocco (persino Curzio Maltese di Repubblica), il presidente e il direttore generale della Rai, il Pd, Bruno Vespa ecc. Alla fine calò l’asso: “Non ho ancora firmato. Se mi volete ancora me lo dovete dire”. E’ la stessa scena, sputata, replicata un anno e 20 giorni dopo. Il balletto del contratto, la manfrina del firmo/non firmo. Tutto il resto, le inchieste, il racconto della politica, lo stato dell’informazione, i giovani, la crisi, Berlusconi, tutto ciò è solo uno sfondo, un contorno, un nobile pretesto. L’ex Michele chi? è il mattatore unico, sulle sue sorti si sprecano editoriali e si scomodano i diritti fondamentali. E possiede un fiuto per la promozione di se stesso di un genio del marketing. Solo Lady Gaga gli può dare dei punti.

E’ vero, i normalizzatori del premier sono sempre all’opera, anche se con pochi risultati. Ma, francamente, è scoraggiante pensare che solo nel nome di Santoro si esauriscano le virtù, gli interessi, le speranze della sinistra intera. Il bravo professionista si è abilmente trasformato in un’icona: ma le icone, anche se figlie di operai, i conti se li sanno fare. Un “civil servant”, di solito, non mercanteggia. Qui invece, siamo di fronte a una trattativa più lunga di quella per mettere sotto contratto Cristiano Ronaldo.

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