Anna La Rosa a Vieni da me: Oms dichiari coronavirus pandemia Anna La Rosa a Vieni da me: Oms dichiari coronavirus pandemia

Vieni da me, Anna La Rosa: “Oms dichiari il coronavirus come pandemia”

Anna La Rosa a Vieni da me: Oms dichiari coronavirus pandemia
Anna La Rosa a Vieni da me: “Oms dichiari coronavirus pandemia”

ROMA – Anna La Rosa ospite di Caterina Balivo a Vieni da me parla della sua vita professionale e personale. Dall’esordio con Telecamere fino a Ballando con le stelle. La giornalista però lancia anche un appello sulla situazione del coronavirus: “Oms dichiari lo stato di pandemia”.

Parlando della sua vita lavorativa a Telecamere, spiegando l’importanza della sua clessidra per le interviste: “Il granello di sabbia permette di capire al meglio lo scorrere del tempo”.

Per anni La Rosa spiega che era il primo programma in cui andava lei a casa dei politici. Alla domanda della casa più bella mai vista, lei risponde: “Berlusconi a via dell’Anima. E poi Lamberto Dini, mi ha aperto la porta di casa lui che era poco conosciuto e si è rivelato un uomo affascinante. Hobby della fotografia, della cucina, dei viaggi: non sembrava uno arrivato dalla Bce”.

La Balivo chiede se a casa di Mario Draghi sia mai andata, La Rosa spiega: “Noi ci conosciamo da tanti anni, ci siamo ritrovati anche a fare una vacanza insieme 25 anni fa, ma non dico dove, su un’isola al mare d’estate con i suoi figli e la moglie, donna fantastica”.

Per la giornalista, Mario Draghi ha molto in comune con la regina Elisabetta: “Sono entrambi competenti e coraggiosi. Draghi alla Bce avrebbe preso provvedimenti già da molti giorni, lui lo avrebbe fatto prima e poi ce lo avrebbe comunicato”.

La Rosa spiega che non voleva condurre il programma Calimero, ma la Rai glielo ha imposto e ha deciso di cambiare il nome in Alice e le altre: “Per rimediare gli ospiti ho fatto 20 telefonate, pensavo non venisse nessuno dato che eravamo in campagna elettorale, e sono venuti tutti, anche Cossiga con la febbre a 39”.

E sugli ospiti antipatici?, dice la Balivo. Lei replica: “Anche di antipatici ne ho avuti tanto, ma se tu li sai trattare non sono antipatici almeno in studio, tra un pasticcino e un caffè”. Per Vittorio Sgarbi, per esempio, non ha nulla da dire: “Nella mia vita c’entra perché nell’89 abbiamo fatto insieme i ministeri Culturali ed era silenzioso, timido e molto molto bravo”.

Poi parla della sua infanzia a Gerace: “Abitavo in Calabria andavamo a cavallo delle capre e mi divertivo. Da lì è partita la mia passione per andare a cavallo senza sella”. Come fa la selvaggia a conquistare la capitale? “Ancora non l’ho conquistata, quando arrivo alla sera penso a Gerace, alla mia Fiumana, alle ginestre”.

Un episodio l’ha segnata: “A scuola parlavo il calabrase e ho imparato l’arte del silenzio e ho capito a 7 anni che era meglio tacere. Siccome quando parlavo calabrese ridevano, pace all’anima sua della mia cara maestra Teresa lo faceva anche lei. I bambini ridevano e lei non me lo insegnava. Negli anni Settanta non c’erano gli immigrati, lo ero io”.

La cosa è migliorata grazie a un supplente di italiano: “oi in prima media ho capito l’importanza della parola, registrando la mia voce quando leggo, e adesso sono molto attenta e anche da direttore coi miei giornalisti sono molto esigente. E inorridisco anche adesso quando sento qualcuno che dovrebbe fare della parola il suo mestiere”.

E parla dell’emergenza coronavirus: “Fare il giornalista una volta era quasi sacrale. Abbiamo visto giornalisti anche bravi di cronaca e politica a parlare di coronavirus. Già i ricercatori e i medici fanno fatica a parlarne e spero che l’Oms la dichiari come pandemia”.

La Rosa dice anche : “Salutatevi con un sorriso da lontano, anche con una persona di famiglia. Mi raccomando, fra poco purtroppo state molto attenti e non andate per strada. Tra poco tutti i paesi europei avranno tutti i problemi che abbiamo avuto noi e l’Italia potrà dare davvero una mano e assumere la leadership in Europa, perché saremo i più pronti”.

Guardando dalla cassettiera la chiave, aggiunge: “La chiave mi ricorda mia figlia e mia nonna. Mia nonna mi nascondeva le chiavi e mi voleva insegnare il coraggio e a cavarmela da sola, è stata la mia prima filosofa anche se era analfabeta. Io cercavo la chiavi e quando la trovavo mi diceva: “Nella vita non esistono porte chiuse, devi solo trovare la chiave giusta per aprirla”.

(Fonte Rai)

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