ROMA – Ylenia Carrisi non sarebbe scomparsa nel nulla, ma si sarebbe uccisa. Questa la teoria della criminologa Roberta Bruzzone, che in una intervista parla della scomparsa della figlia di Al Bano e Romina Power la notte del 31 dicembre 1993 a New Orleans.
La criminologa spiega in una intervista a DiPiù che la sentenza di morte presunta è stata emessa dal tribunale di Brindisi su istanza del padre e cantante, nonostante mamma Romina continui a credere che la figlia sia ancora viva. Molte le piste seguite dagli inquirenti nel corso degli anni. C’è chi ritiene che sia stata uccisa da Keith Hunter Jesperson, serial killer che l’aveva riconosciuta in foto come una delle sue vittime.
Nel 2015 il ritrovamento di un corpo a Holt, in California, fece pensare a lei, ma il test del Dna smentì che il cadavere ritrovato fosse quello di Ylenia. La Bruzzone ha spiegato: “Questo sembra davvero essere l’ultimo capitolo di una vicenda destinata, a mio parere, a rimanere avvolta nel mistero più fitto”.
Secondo la Bruzzone, Ylenia aveva subito il fascino del trombettista di strada Alexander Masakela ed era precipitata in un “abisso di sofferenza”. Per questo motivo, la criminologa ritiene che una delle piste più probabili sia quella del suicidio: la figlia di Al Bano e Romina si sarebbe lanciata nelle acque del Mississipi, come riferito da Albert Cordova, presunto testimone dell’accaduto.
La Bruzzone quindi conclude sostenendo la tesi del suicidio: “In tutta franchezza anche io sono dello stesso avviso. Esistono numerosi elementi di interesse personologico che lasciano pensare che Ylenia abbia deciso di porre fine alla sua vita quella maledetta notte del 31 dicembre 1993, lasciando che le gelide acque del Mississippi trascinassero via con lei anche tutta la sua angoscia”. (Fonte DiPiù)