Zerocalcare e la polemica su Strappare Lungo i Bordi: “Troppo romano”. Lui risponde così

Strappare Lungo i Bordi di Zerocalcare è la serie del momento, su Netflix è al primo posto in Italia, ma a qualcuno non piace il “troppo romano” del linguaggio. Una polemica alquanto inutile visto che lui di Roma e della romanità ha creato il suo successo e che quindi è giusto che sia parlata in romano. Però a qualcuno non piace, tanto da creare lamentele per il fatto che non viene spesso capito quanto detto.

Strappare Lungo i Bordi, la risposta di Zerocalcare

In un’intervista a Fanpage il fumettista Zerocalcare aveva però spiegato: “Le persone che ammiro di più e che mi fanno più ridere al mondo sono le persone che riescono a switchare su registri linguistici diversi, a passare da uno molto aulico a uno molto basso, dialettale. Sono le persone che rispetto di più al mondo. Per me, paradossalmente, il romano è la lingua della comfort zone: io parlo più romano nelle interviste che con mia madre, non perché lo devo ostentare ma perché è la mia questione identitaria, che mi fa sentire trincerato nel mio fortino”.

La serie di Zerocalcare

Una piccola gemma, capolavoro vero: al di là dei commenti dei fan, si chiede a gran voce la seconda stagione di Strappare Lungo i Bordi. Lla serie d’animazione scritta e diretta da Zerocalcare è su Netflix dal 17 novembre e ai primi posti della classifica della piattaforma. Sei episodi in cui il personaggio ideato da Michele Rech (il suo vero nome) lascia le tavole dei fumetti per animarsi in tv, fedele comunque al suo ondeggiare nel quartiere romano di Rebibbia, dove vive tra disagi, manie e considerazioni demenziali ma non troppo. 

Zerocalcare racconta compulsivamente se stesso, il suo mondo e suoi amici di sempre come Sarah e Secco (e doppia anche loro). E poi, ovviamente l’armadillo, la sua terribile coscienza, a cui da voce Valerio Mastandrea.

 

 

 

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