Zia Flavia Food N' Boobs, post malinconico su Napoli. Critiche sui social network, lei risponde Zia Flavia Food N' Boobs, post malinconico su Napoli. Critiche sui social network, lei risponde

Zia Flavia Food N’ Boobs, post malinconico su Napoli. Critiche sui social, lei risponde

Zia Flavia Food N' Boobs, post malinconico su Napoli. Critiche sui social network, lei risponde
Zia Flavia Food N’ Boobs, post malinconico su Napoli. Critiche sui social, lei risponde (foto da Facebook)

ROMA – Flavia Corrado all’anagrafe, Zia Flavia Food N’ Boobs per tutti quelli che la seguono sui social (e sono tanti). Lei, Zia Flavia, fa la food blogger e, per lavoro, si è dovuta trasferire dalla sua Napoli a Milano. E proprio alla sua condizione di emigrata Flavia ha dedicato un post che è stato molto criticato dai suoi follower: un post malinconico sulla partenza da Napoli dopo le vacanze di Natale. In molti hanno risposto più o meno questo: “Se ti piace stare a Napoli non lamentarti e non andare a Milano”.

Ecco il post di Flavia:

“Io veramente vorrei rispondere a tutti quelli che ogni volta mi dicono: “ma se non ti piace Milano, perché non torni a Napoli?” Ma avete le nucelle di Natale in testa?

Lo sapete che per vivere c’è bisogno di denaro? Lo sapete che il denaro si ottiene lavorando? E lo sapete che a Napoli non c’è lavoro? E i pochi che faticano sono pure sottopagati?

Questo è il motivo per cui vivo a Milano.

Molti dicono: “e allora non ti lamentare”. Invece mi lamento! Perché sono costretta a vivere in un posto che non mi piace, da sola, lontano dai miei luoghi, dai miei affetti, dalla mia gente. Per avere cosa? Uno stipendio.

Ho lavorato a Napoli dai 18 ai 26 anni, ho fatto ogni tipo di lavoro per conquistare la mia indipendenza, ma non ci sono mai riuscita. Turni di 10 ore sottopagati, datori di lavoro che decidevano per me se e quando dovevo mettermi in aspettativa, un mese mi facevano lavorare full time e l’altro part time.

Colloqui di lavoro ridicoli, utili solo a gonfiare il machismo dei selezionatori. Una volta, durante un colloquio di lavoro su Skype, un tipo si è fatto una s**a sotto la scrivania. Capite che la scelta di accettare un lavoro a Milano è stata guidata dalla disperazione.

Oggi ho uno stipendio, lavoro 9 ore al giorno, posso pagare le bollette e comprarmi i vestiti, ma la sera torno a casa e sono sola, non so che faccia abbia la mia vicina di casa, conosco tante persone ma nessuno che voglia abbracciare veramente, esco ma non mi diverto mai davvero.

Mi manca la mia città, che non è solo un luogo ma un modo di vivere spensierato dove il lavoro è funzionale alla vita e non viceversa, dove il calore umano viene prima del denaro.

“Torna a Napoli se ti manca così tanto!” Sì, ci tornerei immediatamente se trovassi un lavoro, se non fossi costretta a tornare a casa da mamma e papà. Invece non posso, perché il prezzo del denaro è troppo alto”. (Fonte Facebook).

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