Caro posto-barca: l’Italia non è un Paese per diportisti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Luglio 2013 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Caro posto-barca: l'Italia non è un Paese per diportisti

Caro posto-barca: l’Italia non è un Paese per diportisti

ROMA – A Saint Tropez, Mecca del turismo bling-bling in Costa Azzurra, attraccare con la propria barca costa 65 euro al giorno. A Capri 600 euro. A Porto Cervo, come a Porto Rotondo o a Poltu Quatu costa 500 euro. Per scendere a 80 euro bisogna andare a Olbia. Ma a Cannes, con la stessa barca, se ne spenderebbero solo 50.

A Saint Tropez ci sono 800 posti barca, dei quali 600 riservati a barche piccole e medie. In Italia, 7300 km di coste, c’è un solo porto turistico ogni 73,1 km, rispetto ai 7,2 km della Francia, i 24,9 km dell’Inghilterra ed una media, negli altri paesi europei, di soli 6,5 km. Negli Stati Uniti, esiste un porto turistico ogni 1,7 chilometri.

Questi sono i numeri di un Paese che non incoraggia il turismo in barca, come argomenta Fabrizio Boschi sul Giornale:

“Solita barca, stessi parados­si. Per andare con quel moto­scafo a Marina di Grosseto, in piena Maremma (altro che Sa­int Tropez), ci vogliono 100 eu­ro; stessa cosa nell’obsoleto porto di Castiglione della Pe­scaia (che da anni aspetta di es­sere rinnovato). All’Isola d’El­ba chiedono 160 euro a Porto Azzurro e 140 a Portoferraio e Marciana Marina, anche in pe­riodi di bassa stagione. Per il nuovissimo porto di San Vin­cenzo, vicino Livorno, occorro­no 140 euro al giorno. Per dor­mire a Porto Vecchio, in Corsi­ca, bastano invece 80 euro.

Se ci spostiamo in Costiera Amalfitana, la musica non cam­bia, anzi distorce. Tralascian­do l’inavvicinabile Capri che or­mai ha raggiunto prezzi assur­di (e non solo per i posti barca), luogo buono solo per rampolli, arabi, neo ricchi dell’Est Euro­pa e oligarchi russi, l’unica un po’ più a buon mercato,si fa per dire, è Ischia, con «soli» 200 eu­ro a notte per legare la cima a una bitta delporto. Più a Sud ti­rano un po’ meno il collo, se pe­rò ti accontenti di porti meno fa­mosi. All’isola di Salina, nelle Eolie, chiedono 150 euro e a Pa­narea si accontentano di 50 eu­ro, anche se ti fanno attaccare a una boa in mezzo al mare e se hai bisogno vengono a farti da tender con un gommoncino.

Questo per parlare dei porti. Poi c’è l’argomento gasolio che non è affatto secondario. Per la solita barca di 15 metri, ci vogliono 3.000 euro per un pie­no di gasolio (1.800 litri) in Ita­lia. Circa 500 euro in meno se fai rifornimento in Corsica. Il rapporto è 1,50 euro al litro in Francia e 1,75 al litro nei porti italiani.

Insomma, tutto come al soli­to. Nulla è cambiato, anzi. La lotta senza quartiere alla ric­chezza scatenata dal governo Monti va avanti, e i ricchi, quel­li veri, se ne vanno dall’Italia. Così a rimetterci, come sem­pre, è la classe media. E le bar­che italiane scappano tutte. Chi può rivolge la prua verso la Corsica o la Costa Azzurra. Complici pure le infrastruttu­re portuali più all’avanguar­dia. Una su tutte: in Francia si collegano le acque sporche della toilette della barca ai si­stemi di spurgo, così l’acqua del porto rimane più pulita. In Italia si può scaricare tutto in mare. Bè, sono i vantaggi di pa­gare 600 euro al giorno”.