Come cambia il modo di viaggiare dopo gli attentati a Parigi

Di Francesca Di Pietro di viaggiaredasoli.net

Il terrore crea paralisi, immobilità, un’insicurezza sia nel fare che nel non fare.

All’indomani degli attacchi terroristici del 13 novembre, l’Europa si è fermata, caccia ai terroristi in Belgio, controlli a tappeto in Francia, minacce su Roma, Londra e Washinton.

La prima reazione dei turisti  è stata quella di cancellare ogni viaggio e spostamento, quello di eliminare il ludico e di soffermarsi solo sul necessario.

L’industria del turismo ha visto un crollo immediato, cancellazioni, rimborsi, cambi di programmi anche in vista delle vicine vacanze di Natale.

Roma ha registrato un crollo delle prenotazioni in vista del Giubileo, crollo fortunatamente recuperato nelle ultime settimane.

Per chi lavora nel turismo è stato un momento in cui tutti ti rivolgevano la fatidica domanda: È sicuro partire? e dove possiamo andare?”

Anche nei giorni successivi agli attentati mi hanno scritto decine di persone sui social media e sono persino stata intervistata da una radio svizzera per dare un’opinione da “viaggiatrice”.

Come se a rispondere ad una domanda del genere possa rispondere una viaggiatrice piuttosto che un esperto di geopolitica.

Gli attentati di Parigi ci hanno dimostrato che non esiste una logica dietro il terrore, che un luogo simbolo non è meno sicuro di un bar, che si può morire andando a mangiare una piazza sotto casa e non necessariamente attraversando il Sinai a piedi.

Sì, ci hanno spaventato, ma la conclusione è che se nessun luogo è sicuro allora lo sono tutti, non è mettendo la testa sotto la sabbia o chiudendoci in casa che non correremo rischi.

A parer mio gli ultimi attentati ci hanno dato un monito soprattutto sullo scarso livello di informazione che circola, di quanto poco si sa della guerra in Siria, nelle vere ragioni delle coalizioni e dei giochi di potere che essa porta con sé.

Tutti gli attentati degli ultimi mesi, rivendicati dal IS hanno rafforzato pregiudizi razziali contro le persone di religione islamica, facendo cadere anche il cittadino medio nel tunnel della propaganda. La vera risposta agli attentati non è restare a casa, ma è confrontare le fonti delle informazioni. Continuiamo pure a viaggiare, che sia in Europa piuttosto che in medio oriente, però magari impariamo a guardare oltre ai monumenti e agli hotel di lusso, poniamoci delle domande in più non solo sulla storia dei popoli arabi, ma su tutto quelli che si visitano. Dopo tutto la storia è sempre ciclica, se la imparassimo di più eviteremo ogni volta di cadere negli stessi errori.

Il terrore ci vuole fermi a casa a preoccuparci di conoscere il nostro vicino di pianerottolo per essere “sicuri” che non stia nascondendo qualcosa. Invece dovremmo aprire gli occhi e soprattutto le orecchie, per constatare che la follia di pochi non può portare ad un odio di tutti e che i viaggi rimangono sempre e da sempre la maniera più efficace per avere una visione diversa della realtà.

Viaggiare dopo Parigi

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