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Casamonica, 20 arresti e maxi sequestro VIDEO: “Je damo fastidio perché proteggemo Roma”

ROMA – Sferrato duro colpo alla famiglia Casamonica.

La Polizia di Stato, su richiesta della Dda ha eseguito 20 misure cautelari (5 in carcere, 15 in casa) per associazione di stampo mafioso, estorsione, usura e intestazione fittizia di beni ad appartenenti ai Casamonica.

Maxi sequestro antimafia di beni ai fini della confisca per 20 milioni di euro, su proposta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Roma.

Casamonica, operazione ‘Noi proteggiamo Roma”

Il nome dell’operazione nasce dopo gli arresti compiuti nel 2018, quando a finire in manette furono circa 30 persone. 

Da questi arresti nascono le prime intercettazioni. Tra queste una in cui si sentirebbe la seguente frase: “Devono far entrare organizzazioni forti a Roma, ecco perché ce devono distrugge a noi! La camorra e la ‘ndrangheta. Noi proteggemo Roma! Devono fa entrà i napoletani e i calabresi che mangiano. Je da fastidio perché noi proteggemo Roma”.

Casamonica, 150 uomini impiegati nell’operazione

Dalle prime ore di oggi, martedì 16 giugno, più di 150 uomini della Polizia di Stato del Servizio Centrale Operativo, della Squadra Mobile di Roma e del Commissariato di PS “Romanina” hanno dato esecuzione all’Ordinanza emessa dal gip. 

A richiedere l’ordinanza la locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di appartenenti alla famiglia Casamonica.

Contestualmente all’esecuzione delle ordinanze, è stata data esecuzione al decreto di sequestro di beni ai fini della confisca di beni per un valore di circa 20 milioni di euro.

Il gip di Roma, nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita scrive: 

“Deve rilevarsi, con riferimento a tutti i predetti indagati, l’attuale, concreto e gravissimo pericolo di reiterazione di fatti analoghi a quelli per cui si procede”.

I fatti sarebbero desumibili “dall’attuale situazione di criticità economica delle aziende e delle famiglie determinata dall’emergenza sanitaria internazionale in atto”.

Il riferimento è all’epidemia di Covid-19 “che sta determinando gravissimi effetti sul tessuto economico e produttivo dell’intero Paese”. 

“In tale contesto di difficoltà e di estrema fragilità economica e sociale della cittadinanza, certamente concreto è il pericolo del ricorso a forme illecite di finanziamento per il conseguimento di immediata liquidità e di conseguenza il pericolo di reiterazione da parte degli indagati dei delitti fine in contestazione”.

Spiega il giudice che

“la grave situazione di congiuntura economica e sociale, che sta permeando l’intero territorio nazionale, certamente rende più vulnerabili i cittadini e costituisce terreno fertile per il rafforzamento del potere criminale e intimidatorio”.

(fonte: Agi, Agenzia Vista /Alexander Jakhnagiev). 

 

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