Catanzaro, magistrato prende i soldi e li conta VIDEO. In cambio sentenze favorevoli e assoluzioni

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Il magistrato conta i soldi

ROMA – Un magistrato in servizio alla Corte d’Appello di Catanzaro, e due avvocati, uno del foro di Catanzaro e l’altro di Locri sono stati arrestati dalla Guardia di finanza su disposizione della Dda di Salerno per corruzione in atti giudiziari. I destinatari dei provvedimenti a conclusione dell’operazione ribattezzata “Genesi” sono otto, sette dei quali con custodia cautelare in carcere e uno ai domiciliari. Le indagini, avviate nel 2018 e coordinate dalla Dda di Salerno, hanno permesso di ricostruire “una sistematica attività corruttiva” nei confronti del magistrato.

Denaro contante, oggetti preziosi, altri beni e utilità tra le quali anche prestazioni se***ali. Era quanto gli indagati nell’inchiesta della Dda di Salerno promettevano e consegnavano al magistrato, presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro nonché presidente della Commissione provinciale tributaria del capoluogo calabrese, in cambio del suo intervento “per ottenere, in processi penali, civili e in cause tributarie – è detto in un comunicato – sentenze o comunque provvedimenti favorevoli a terze persone concorrenti nel reato corruttivo. In taluni casi i provvedimenti favorevoli richiesti al magistrato e da quest’ultimo promessi e/o assicurati erano diretti a vanificare, mediante assoluzioni o consistenti riduzioni di pena, sentenze di condanna pronunciate in primo grado dai tribunali del distretto, provvedimenti di misure di prevenzione, già definite in primo grado o sequestri patrimoniali in applicazione della normativa antimafia, nonché sentenze in cause civili e accertamenti tributari”.

Oltre al magistrato, secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Dda di Salerno e culminate con l’emissione di un’ordinanza cautelare emessa dal Gip salernitano ed eseguita da personale del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Crotone, dello Scico e di altri reparti delle Fiamme gialle, figura centrale del sistema corruttivo era un insospettabile medico in pensione ed ex dirigente dell’Azienda sanitaria di Cosenza.

Il medico, secondo quanto emerso, “stipendiava” mensilmente il magistrato per garantirsi il suo asservimento e procacciava nuove occasioni di corruzione proponendo a imputati in primo grado o loro parenti, e a privati soccombenti in cause civili, decisioni favorevoli in cambio di denaro, beni o altre utilità. Le attività, documentate attraverso intercettazioni audio e video, hanno portato anche alla luce un’azioni corruttiva riguardante l’ottenimento di un vitalizio da parte di un ex consigliere regionale, condannato nel 2004 a sei anni di reclusione e a interdizione perpetua per reati tra i quali 110 e 416 bis, perciò decaduto dal beneficio, ma anche ad agevolare alcuni candidati impegnati per il superamento del concorso per l’abilitazione alla professione di avvocato.

Le indagini hanno inoltre accertato, grazie a ricostruzioni bancarie e conversazioni intercettate, la grave situazione finanziaria del magistrato alla base della sua costante necessità di approvvigionarsi di denaro. Durante una perquisizione nell’abitazione del magistrato è stata trovata e sequestrata la somma contante di 7 mila euro custodita all’interno di una busta. Numerose le perquisizioni condotte nei confronti di altri coindagati, di terzi e di società.

Fonte: Ansa, Agenzia Vista /Alexander Jakhnagiev 

 

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