Tamponi, scandalo centri analisi: reagenti scaduti e non comunicavano alla Asl i risultati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Dicembre 2020 - 12:22 OLTRE 6 MESI FA
Tamponi, scandalo centri analisi: reagenti scaduti e non comunicavano alla Asl i risultati

Tamponi, scandalo centri analisi: reagenti scaduti e non comunicavano alla Asl i risultati (Foto da video)

Reagenti scaduti e centri analisi che non comunicavano i risultati alle Asl: lo scandalo tamponi nei centri analisi privati in tutta Italia.

Reagenti scaduti, mancate comunicazioni dei risultati dei tamponi (soprattutto quelli positivi), laboratori abusivi. Quello ribattezzato “scandalo tamponi” è servito. I centri analisi coinvolti si trovano in tutta Italia, beninteso.

E di irregolarità ce ne sono per tutti i gusti. Chi faceva il tampone in profumeria e chi lo faceva pagare 10 volte tanto. Chi utilizzava reagenti scaduti (dunque dava risultati falsati) e chi i risultati non li comunicava proprio. Tanto, un positivo di più e uno di meno…che cambia alla Asl?

I carabinieri dei Nas hanno scoperto un giro d’affari impressionate. E inquietante, se si pensa che in ballo c’è la salute individuale e quella collettiva. E se si pensa a tutti gli appelli al buonsenso che quotidianamente riempiono giornali e tv.

Scandalo tamponi: le irregolarità scovate dai Nas

Test fuorilegge, laboratori abusivi e mancate comunicazioni di positività. Sono alcuni dei casi scoperti dai carabinieri del Nas durante i controlli effettuati durante l’emergenza sanitaria in tutta Italia, d’intesa con il ministero della Salute. Ispezioni in centinaia di aziende che hanno portato alla luce irregolarità da decine di migliaia di euro.

Dai test in profumeria ai laboratori che eseguivano tamponi a prezzi gonfiati. In oltre 60 strutture, convenzionate e private, sono state rilevate 94 violazioni penali ed amministrative, per un totale di 145 mila euro.

Di queste, il 60% è attribuibile all’inosservanza di norme e comportamenti connessi con l’applicazione delle misure di contenimento epidemico.

Scandalo tamponi: quali irregolarità?

In gran parte dei casi la principale irregolarità è stata la mancanza di autorizzazioni per effettuare test e tamponi. Che, nel 15% dei casi, venivano anche svolti in ambienti non idonei. Nel 14% dei casi, invece, le strutture omettevano, o comunicavano in ritardo, i casi di positivi.

Inosservanze ritenute dagli stessi investigatori “di particolare gravità per la perdita di informazioni utili alla corretta e tempestiva tracciatura di casi e conseguente diffusione incontrollata di situazioni di contagio”. I carabinieri hanno inoltre accertato la mancata predisposizione ed attuazione di piani e protocolli preventivi all’interno delle cliniche. Come la carenza di procedure gestionali, di prodotti igienizzanti e di sanificazione dei locali (11%). Oppure di requisiti tecnici e professionali nell’esecuzione degli accertamenti diagnostici. Riscontrati in 6 episodi, a vario titolo, l’assenza di tecnici di laboratorio abilitati e l’uso di reagenti e diagnostici scaduti, comunque impiegati nell’effettuazione delle analisi.

Lo screening senza comunicazione alla Asl

I carabinieri hanno anche individuato aree abusive per i prelievi in zone improvvisate, senza adeguate condizioni igienico-sanitarie. In un caso, addirittura, è stata avviata una campagna di screening della popolazione, affidata da alcuni Comuni ad un laboratorio, senza alcuna comunicazione preventiva all’Autorità sanitaria.

Un ulteriore fenomeno rilevato è la vendita al dettaglio ai clienti, presso farmacie o addirittura in erboristeria e profumeria, di kit di analisi sierologiche anticorpali destinati al solo uso professionale sanitario e non adatti all’autodiagnosi. “In questo momento di duro contrasto al Covid-19 – le parole di condanna del ministro della Salute, Roberto Speranza, non sono ammissibili irregolarità nella somministrazione dei test diagnostici che hanno un impatto immediato sulla salute dei cittadini e della collettività”. (Fonti: Ansa e Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)