Alexander Dugin disperato, con le mani nei capelli di fronte all’auto in fiamme in cui è morta la figlia Darya Dugina. E’ quanto si vede in un video girato sul luogo dell’attentato di cui il filosofo era probabilmente il target.
L’auto, una Toyota Land Cruiser Pardo, apparteneva ad Alexander Dugin: padre e figlia avrebbero dovuto rientrare insieme dalla tenuta di Zakharovo, sede di un convegno sul tema della tradizione al quale sabato sera era intervenuto il filosofo. Ma all’ultimo momento c’è stato un cambio di programma: il padre Alexander è salito su un’altra vettura e Darya si è messa alla guida di una Toyota Land Cruiser per far ritorno da sola nella capitale.
Cinque minuti dopo, l’esplosione, mentre l’auto percorreva l’autostrada Mozhaisk a tutta velocità nei pressi del villaggio di Bokshiye Vyazemy, 20 chilometri a ovest di Mosca. Residenti locali hanno riferito che la vettura ha preso fuoco mentre era ancora in corsa per poi schiantarsi contro una barriera.
L’ipotesi più probabile è che ad essere ucciso dall’ordigno equivalente a 400 grammi di tritolo piazzato sotto il sedile di guida della vettura avrebbe dovuto essere proprio l’ideologo di Putin.
Darya Dugina, il video dopo l’esplosione
Le prime immagini diffuse sui social mostrano le fiamme, frammenti dell’auto sparsi sull’asfalto e un uomo, apparentemente lo stesso Dugin, accorso sul luogo della tragedia, che osserva la scena con le mani tra i capelli. Gli investigatori parlano per ora solo di un omicidio “premeditato su contratto”.
Intanto però nel mistero più fitto che circonda l’accaduto, tra Russia e Ucraina è cominciato il fuoco incrociato di accuse. Fonti filorusse e alcuni media governativi hanno già puntato il dito contro l’Ucraina, che ha risposto negando ogni coinvolgimento.
Alexander Dugin, che con le sue idee ultranazionaliste è considerato tra i principali ispiratori della politica di Vladimir Putin. L’unica cosa su cui concordano diverse fonti, a partire dagli amici della famiglia, è che il vero obiettivo dell’attentato non sarebbe stata Darya, ventinovenne giornalista e analista politica impegnata in prima fila, come il padre, nel difendere quella che in Russia è chiamata l’operazione militare speciale in Ucraina.