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Alzheimer, 4 segnali precoci: “Compaiono anni prima” VIDEO del neurologo

Il morbo di Alzheimer, la forma di demenza più diffusa e devastante, è spesso associato a sintomi evidenti come la perdita di memoria e il declino cognitivo avanzato. Tuttavia, secondo il neurologo e psichiatra statunitense Daniel Amen, esistono segnali precoci che possono manifestarsi anche decenni prima dei sintomi clinici, offrendo un’opportunità unica per intervenire tempestivamente e prendersi cura del proprio cervello.

In un video pubblicato su TikTok, dove è seguito da milioni di utenti, il dottor Amen ha descritto quattro campanelli d’allarme da non sottovalutare. Questi segnali, pur essendo sottili, possono rappresentare il preludio di una malattia neurodegenerativa che oggi colpisce oltre 40 milioni di persone nel mondo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

La perdita di memoria: il primo segnale da osservare

Il deterioramento della memoria è uno dei sintomi più rappresentativi del morbo di Alzheimer, ma può iniziare molti anni prima di diventare evidente. Il dottor Amen sottolinea che, sebbene il normale processo di invecchiamento comporti un lieve calo della memoria, un peggioramento significativo e persistente può indicare qualcosa di più serio.

Secondo il neurologo, circa l’80% delle persone che segnalano un deterioramento della memoria rispetto a dieci anni prima sperimenterà un ulteriore declino con il passare del tempo. Non tutti questi casi evolvono in Alzheimer, ma è un segnale che merita attenzione. La memoria non riguarda solo il ricordo di eventi passati, ma anche la capacità di apprendere nuove informazioni e di mantenere l’efficienza cognitiva nella vita quotidiana.

Impulsività e giudizio ridotto: l’effetto dei lobi frontali

Un secondo segnale precoce è rappresentato da cambiamenti nel comportamento, come una maggiore impulsività e una ridotta capacità di giudizio. Questi sintomi sono spesso il risultato di un calo dell’attività nei lobi frontali del cervello, una regione chiave per funzioni quali la regolazione delle emozioni, la pianificazione, il controllo dei movimenti e il processo decisionale.

Il dottor Amen spiega che una diminuzione delle capacità cognitive legate ai lobi frontali può riflettersi in decisioni imprudenti o comportamenti fuori dal carattere abituale di una persona. Questi cambiamenti sono segnali di una possibile neurodegenerazione in corso, un fenomeno che, se trascurato, potrebbe evolvere in patologie più gravi come l’Alzheimer.

Calo dell’attenzione

La difficoltà a mantenere l’attenzione per periodi prolungati è un altro segnale sottolineato dall’esperto. Questo sintomo, che si manifesta come una soglia dell’attenzione più bassa rispetto al normale, non deve essere confuso con disturbi come l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività), ma può indicare un progressivo declino della capacità di concentrazione.

Con il tempo, chi presenta questo sintomo potrebbe notare una maggiore facilità a distrarsi, difficoltà a seguire conversazioni complesse o a portare a termine compiti che richiedono un’attenzione prolungata. È un segnale sottile, ma che può indicare cambiamenti strutturali o funzionali nel cervello che precedono la comparsa di sintomi più evidenti.

Depressione e cattivo umore

Il quarto segnale identificato dal dottor Amen è il cattivo umore ricorrente e una tendenza alla depressione. Studi recenti hanno dimostrato che la depressione non è solo una condizione psicologica, ma può avere implicazioni profonde per la salute del cervello.

Secondo il neurologo, la depressione raddoppia il rischio di sviluppare Alzheimer nelle donne e lo quadruplica negli uomini. La correlazione tra i due fenomeni potrebbe essere spiegata da una riduzione del flusso sanguigno al cervello, che accelera il processo neurodegenerativo, oppure da un’infiammazione cronica che compromette la salute neuronale.

La scienza conferma, segnali precoci rilevabili decenni prima

Le osservazioni del dottor Amen trovano supporto nella ricerca scientifica. Uno studio pubblicato sul The New England Journal of Medicine ha dimostrato che segnali biologici dell’Alzheimer possono essere individuati fino a 18 anni prima della diagnosi clinica.

I ricercatori, guidati dal professor Jianping Jia dell’Ospedale Xuanwu, hanno monitorato migliaia di volontari per decenni, analizzando marcatori specifici come la concentrazione della proteina beta-amiloide 42 e della proteina tau fosforilata nel liquido cerebrospinale. Questi marcatori sono considerati segni distintivi dell’Alzheimer, insieme all’atrofia dell’ippocampo e al deterioramento neuronale.

L’atrofia dell’ippocampo, in particolare, è un segnale precoce cruciale, poiché questa regione del cervello è fondamentale per la memoria e l’apprendimento. L’insorgenza di tali cambiamenti può avvenire molto prima che una persona noti sintomi significativi.

L’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce

Nonostante i progressi nella ricerca, il morbo di Alzheimer rimane una patologia incurabile. I trattamenti attualmente disponibili, come il recente anticorpo monoclonale donanemab, possono rallentare il declino cognitivo, ma risultano efficaci solo se somministrati nelle fasi iniziali della malattia.

È per questo che il dottor Amen insiste sull’importanza di ascoltare i segnali che il nostro corpo ci invia. Agire tempestivamente, sottoponendosi a controlli specialistici e adottando uno stile di vita sano, può fare la differenza nel rallentare o persino prevenire l’insorgenza della malattia.

Come prendersi cura del cervello

La salute cerebrale è influenzata da numerosi fattori, molti dei quali sono sotto il nostro controllo. Una dieta equilibrata, ricca di antiossidanti e acidi grassi omega-3, può contribuire a ridurre l’infiammazione e a migliorare il flusso sanguigno al cervello.

L’attività fisica regolare è altrettanto fondamentale, poiché stimola la neurogenesi e migliora l’ossigenazione dei tessuti cerebrali. Anche il sonno gioca un ruolo cruciale: la privazione di sonno cronica è associata a un aumento del rischio di Alzheimer, probabilmente a causa dell’accumulo di beta-amiloide.

Infine, mantenere la mente attiva attraverso attività come la lettura, i giochi di logica e la socializzazione può aiutare a rafforzare le connessioni neuronali e a ritardare il declino cognitivo.

Published by
Claudia Montanari