Artico si scioglie, stretto Bering si apre: nuove rotte commerciali vs ambiente

Artico si scioglie, stretto Bering si apre: nuove rotte commerciali vs ambiente
Artico si scioglie, stretto Bering si apre: nuove rotte commerciali vs ambiente (Foto LaPresse)

ROMA – Il ghiaccio al Polo Nord sta scomparendo e lo stretto di Bering si apre. Se in passato attraversare la striscia di mare che divide la Russia dall’Alaska era impresa eroica, ora con lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico potrebbe aprirsi una nuova rotta commerciale. Gli amministratori della Northern Sea Route, Nrs, nel 2013 hanno autorizzato il transito di 204 navi, un numero enorme se confrontato con le 46 del 2012 e le appena 4 autorizzate nel 2011.

Giovanni Caprara del Corriere della Sera spiega:

“La situazione dei ghiacci artici continua ad essere preoccupante da un punto di vista ambientale perché anche nel 2013 la loro massima estensione, raggiunta il 15 marzo scorso, era arrivata a 15,13 milioni di chilometri quadrati, ponendosi nelle statistiche al sesto posto dei valori di ritirata. Negli ultimi dieci anni la copertura minima invernale si è raggiunta nel 2011 con 14,5 milioni di chilometri quadrati. L’anno scorso, inoltre, si è scesi al minor livello della stagione estiva quando il 14 settembre si è arrivati a 3,4 milioni di chilometri quadrati”.

Se dal punto di vista ambientale la preoccupazione è alta, dal punto di vista commerciale la diminuzione dei ghiacci facilita il passaggio delle navi, spiega Caprara:

“Valentin Davydants della società russa Atomflot ha dichiarato al Financial Times che la facilità del passaggio a nord-est aumenterà i traffici di dieci volte entro il 2021 quando si prevede che le rotte siano aperte almeno per otto mesi all’anno. La Nrs russa aggiunge che per il 2030 sarà la Corea del Sud a pesare per il 24 per cento di tutte le attività di trasporto su queste rotte”.

Il risparmio utilizzando le nuove rotte dal passaggio di Bering è indubbio, spiega Caprara nei suoi esempi:

“Passando dallo stretto di Bering tra Siberia e Alaska, partendo da Rotterdam si arriva a Kobe, in Giappone, in 23 giorni invece di 33. Se il viaggio inizia dal porto russo di Murmansk occorrono 18 giorni al posto dei 37 di oggi. Un altro esempio riguarda i vantaggi nel trasferimento di materiali. L’anno scorso per la nuova via sono transitate tra l’Europa e l’Asia 1,26 tonnellate di petrolio e gas naturale liquefatto. Con la rilevante scomparsa dei ghiacci e i mari liberi, per il 2012 si stima che solo questo genere di trasporto salga a 21 milioni di tonnellate”.

Cina, Singapore e Corea del Sud hanno già mostrato il proprio interesse, mentre l’Islanda pensa di costruire un porto artico a Finna Fjord. Se la corsa allo stretto inizia, il direttore degli armatori svedesi, Sturla Henriksen, rimane cauto

“«Certamente il traffico si accentuerà ma nei prossimi anni le potenzialità commerciali resteranno ancora limitate». Ai traffici si aggiunge lo sfruttamento delle risorse energetiche (30 per cento del gas e 15 per cento del petrolio ancora non scoperti)”.

Lo scioglimento dei ghiacci avrà degli effetti da non sottovalutare sull’ambiente, scrive Caprara:

“dal cambio delle correnti marine alle emissioni di metano dal permafrost siberiano), una «bomba economica a orologeria». Secondo uno studio delle Università di Cambridge e Rotterdam pubblicato dalla rivista Nature ciò costerebbe al mondo intero 60 mila miliardi di dollari. Non sarà facile trovare un equilibrio tra la difesa della Terra e gli interessi commerciali. Ma questo, oggi, è il problema da risolvere”.

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