Berlusconi in campo, Berlusconi passo indietro: i due video a confronto

ROMA – Un videomessaggio per iniziare e un videomessaggio per finire. Silvio Berlusconi conclude esattamente come aveva cominciato: con una telecamera fissa e un discorso di meno di 10 minuti guardando la macchina da presa.

Se nel giorno della discesa in campo, nel 1993, Berlusconi aveva invaso redazioni e televisioni con una videocassetta dell’annuncio, stavolta si è fatto desiderare e tra l’annuncio del suo passo indietro e il video in cui mette la faccia su quello che mercoledì era solo un comunicato, passano diverse ore.

Le differenze tra i due video, al di là della qualità tecnica delle immagini sono minime. Questioni di dettagli. Come dettagli sono i mobili: non più una libreria a fare da sfondo, ma due bandiere.  A osservare Berlusconi i 18 anni passati si notano  guardando il colore della pelle e il viso tirato. Non sui capelli, più oggi che nel 1994. Poi c’è il “dettaglio scrivania”: più alta nel 1994, più bassa nel 2012. Berlusconi nel giorno dell’addio ha scelto di apparire più alto.  E anche i contenuti del discorso sono simili, volutamente simili. Non ci sono i comunisti e ma al loro posto ci sono le ideologie collettiviste.

Quello che è smarrito, e Berlusconi lo sa,  è l’impatto. Nel 1994 fu devastante: Berlusconi era l’uomo nuovo che prometteva il miracolo. Lo faceva con una tecnica nuova di comunicazione, prima di una lunga serie di infrazioni del linguaggio della politica. Berlusconi guardava in faccia le persone e gli prometteva un Paese completamente nuovo. Oggi quello stesso discorso, quegli stessi temi, mettono malinconia. Perché sono stati ripetuti migliaia di volte e perché la storia ha mostrato, in modo impietoso, che quel miracolo promesso non si è mai avverato.

 

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