La proiezione del video ha avuto luogo alle 18:00 e la campagna verrà ulteriormente diffusa tramite sponsorizzazioni sui social network, proiezioni in convegni, incontri e maxi schermi in varie piazze italiane. L’obiettivo è chiaro: suscitare emozioni forti e influenzare l’opinione pubblica contro l’aborto.
Il contenuto di “Baby Olivia”
Il video “Baby Olivia” è noto per mostrare immagini di embrioni e feti raffigurati come bambini già formati. Queste immagini, create con cura per evocare empatia, rappresentano feti perfetti e comportamenti del tutto non scientifici. Ad esempio, nel video si vede una bambina che gioca nell’utero già a undici settimane di gestazione, una rappresentazione che non ha alcun fondamento scientifico.
Il video è stato prodotto con il supporto di sei medici, molti dei quali legati al Lozier Institute, un istituto ultra-cattolico noto per le sue posizioni estremiste sull’aborto. Questi medici sono dichiaratamente contrari all’aborto, considerandolo un omicidio, e predicano la “santità” della vita umana sin dal concepimento.
Le critiche alla campagna
Le critiche nei confronti di “Baby Olivia” e della campagna di Pro Vita non si sono fatte attendere. Gli oppositori sostengono che il video non abbia alcuna valenza scientifica o didattica, ma sia un semplice strumento di propaganda per colpevolizzare le donne che scelgono di abortire. La rappresentazione fuorviante del feto e delle sue capacità durante le prime settimane di gestazione viene vista come un tentativo deliberato di manipolare l’opinione pubblica.
La scienza ha dimostrato che l’aborto, quando eseguito in condizioni sicure e legali, è una procedura medica fondamentale per la salute delle donne. Le rappresentazioni fuorvianti e non scientifiche, come quelle presentate in “Baby Olivia”, non aiutano il dibattito pubblico ma anzi, creano disinformazione e paura. È cruciale che le decisioni sulla salute riproduttiva siano basate su fatti scientifici e non su propaganda ideologica.