ROMA – Paghiamo una tassa alla Rai per avere una scatola in casa. Questo è il senso, se così possiamo chiamarlo, del “Canone Rai“, che uno spot ci ricorda di dover pagare. Uno “spot stupido e insulso”, secondo l’Aduc, per ricordarci che siamo obbligati a pagare una tassa sul televisore che nel 2013 aumenterà di 1,5 euro, arrivando a quota 113,50 euro da versare nelle casse di viale Mazzini.
L’ammontare è stato stabilito con decreto del ministero dello Sviluppo Economico, sottolineano nel sito abbonamenti della tv pubblica, e va versato entro il 31 gennaio 2013. La Rai si è affidata ad uno spot per ricordare agli “abbonati” perché e quando pagare la tassa più evasa dagli italiani. L’abbonato, colui che è costretto ad abbonarsi al servizio offerto dalla televisione pubblica, paga per avere il diritto di avere in casa il proprio televisore, dopo averlo acquistato con i propri soldi.
Per questo motivo l’associazione dei consumatori Aduc ritiene che lo spot sia “stupido e insulso”: “E’ sintomatico che nel 2013 si debba ancora pagare l’imposta per il possesso di un apparecchio televisivo. Sintomatico di un sistema economico, fiscale e amministrativo basato su arroganza, falsità e corporazioni. Lo specchio di questo è lo spot pubblicitario che inonda i canali Rai in queste settimane: oltre ad essere stupido è anche un insulto all’intelligenza media di un qualsivoglia contribuente”.
La nota di Vincenzo Donvito, presidente Aduc, prosegue: ”Pur se usi la scatola del televisore per farci la casa delle bambole, o l’acquario o il barbecue, devi comunque pagare la tua imposta. Un’imposta sul contenitore, in sostanza. Non è forse alterato nel pensiero e nel comportamento chi ha l’arroganza di pagare alcuni artisti che hanno realizzato questo spot e di occupare spazi pubblicitari tv che altrimenti costerebbero milioni (e tutto coi nostri soldi)?”.
Donvito aggiunge: ”Dando per scontato che un servizio pubblico radiotelevisivo ci debba essere (e per me è tutt’altro che scontato, ma di questo ora non ne parliamo), così come ci debba essere l’Istat o il Cnr, forse per questi due ultimi istituti ci viene chiesta un’imposta con lo stesso metodo della Rai? No! Esiste tutto un sistema contributivo che va dal particolare al generale e che poi torna al particolare, da cui lo Stato attinge e poi distribuisce per le varie iniziative. Per la Rai, no! Non è cosi’! Occorre che ci debba essere il sostituto d’imposta a cui è delegata la raccolta, come le tanto amate società di recupero crediti da cui, non a caso, la Rai ha appreso metodo e sistema”.
Il video dello spot Rai:
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