BOLOGNA – “Io, che sono malata, vi spiego qual è la differenza tra la vera ricerca e il metodo Stamina“. A dirlo è Caterina Simonsen, ragazza di 25 anni che studia veterinaria a Bologna e che soffre di deficit di alfa 1 antitripsina, una rara malattia genetica che le è stata diagnosticata nel 2009.
La decisione di Caterina di parlare arriva dopo che Stefano Fuccelli, presidente del Partito animalista europeo, si è espresso contro Telethon e la sperimentazione animale, unendosi inoltre alla causa di Davide Vannoni di Stamina.
Caterina, che studia proprio veterinaria e ama gli animali, sa bene cosa comporta la sperimentazione e conosce e comprende, da malata, anche l’importanza del lavoro di Telethon e della sperimentazione animale. Queste le parole del comunicato di Fucelli che l’hanno spinta ad una reazione:
“«Telethon ha raccolto più di un miliardo di dollari per la distrofia muscolare eppure adesso i malati di distrofia muscolare sono più numerosi di prima. Le influenti pressioni della Fondazione Telethon hanno condizionato la composizione della commissione scientifica del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha bocciato il metodo Stamina, a sua volta bocciata dal Tar del Lazio. Ne facevano parte numerosi professori provenienti dagli istituti di ricerca finanziati dalla Fondazione, tra i quali il San Raffaele, nelle sue varie emanazioni. Oggi inizia la questua mediatica tramite maratona di una settimana dai tre canali televisivi a quelli radiofonici, passando per Rainet, Rai Cinema e Rai Scuola. Esortiamo, quindi, chi crede nella vera e libera ricerca scientifica di non donare soldi a Telethon»”.
E così Caterina, intervistata da Giornalettismo, dice la sua:
“«Ora gli animalisti si sono riuniti a Vannoni indicando i suoi modelli sperimentali. Funzionano? Non è vero, altrimenti staremmo usando quelli. Mi sento chiamata in causa»”.
Lei stessa spiega la sua malattia:
“«Deficit di alfa 1 antitripsina (genotipo PiSZ), mononeuropatia assonale bilaterale dei nervi frenici, deficit di proteine C e S anticoagulanti, immunodeficienza primaria e prolattinoma ipofisario». Il diaframma della ragazza funziona poco, nonostante i suoi nervi. «Ogni volta – racconta nel video – che incontro un medico nuovo faccio una nuova elettrobiografia»”.
Ma il Metodo Stamina non la convince e, pur sapendo cosa significa essere malata, ai genitori che vorrebbero usare Stamina dice:
“Stamina non mi ha mai convinto perché non segue il metodo scientifico – e ai genitori dice – Di credere nella ricerca vera. E se non ci riescono che ci provino pure. Ma è uguale ad andare da qualche stregone o medicina alternativa, orientale non approvata. Hanno comunque la mia comprensione perché vedo anche i miei genitori disperati, li ho visti anche quando ero più piccola, sono andati da Padre Pio, da omeopati, da quelli che curano con i massaggi e con gli olii»”.
La disperazione Caterina la capisce e può capire anche il ricorso a Stamina, seppur non la convince, ma quel che non capisce è l’odio che sta nascendo contro la ricerca scientifica, quella vera:
“«Se funziona la cura con le staminali Vannoni può concedere il suo metodo alle case farmaceutiche o pubblicare i risultati. La scusa per cui ciò non avviene non sta in piedi. Telethon e Vannoni sono due cose diversissime»”.
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