Una spedizione punitiva scattata dopo un litigio per l’uso delle giostre: per questo cinque persone, forse vicine al clan Sarno, sono state arrestate.
L’aggressione è avvenuta il 26 settembre nel ristorante ‘Il Pino’ di Cercola (Napoli). Era stata organizzata come ritorsione da uno degli arrestati dopo un diverbio avuto con la vittima per l’uso delle giostrine del locale per due bambini.
Le telecamere a circuito chiuso presenti nel locale hanno ripreso l’intera scena e hanno consentito ai carabinieri di identificare gli aggressori. Gli arrestati sono Salvatore Romano, di 36 anni, Carmine Olivieri, di 45, Vincenzo Persico, di 30, Antonio Andreoni, di 46, e Giovanni Gravino, di 30, tutti pregiudicati e legati, in passato, al clan Sarno, ora allo sbando dopo la decisione dei capi di collaborare con la giustizia.
Nell’ordinanza di custodia cautelare sono contenuti i fotogrammi estrapolati dai filmati, che mostrano le scene dell’aggressione. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, Romano e Gravino hanno fatto irruzione nel locale armati di pistole, mentre gli altre tre li attendevano fuori per proteggere loro le spalle.
I componenti di due famiglie sono stati picchiati con calci, pugni, un casco integrale ed i calci delle pistole. Prima di allontanarsi, Gravino si è impadronito anche del portafogli di un avventore.
L’intento del gruppetto era di dare una lezione ai fratelli Domenico ed Angelo F., di Afragola, che stavano pranzando nel ristorante con le rispettive famiglie.
Poco prima, infatti, tra i due fratelli e Salvatore Romano era sorta una discussione: Romano aveva allontanato in malo modo dalle giostrine Michele, figlio di Angelo. Lo zio e il papà del piccolo erano intervenuti in sua difesa e avevano chiesto che potesse giocare anche lui assieme agli altri bambini. Romano aveva finto di acconsentire, poi si era allontanato. Un quarto d’ora dopo, l’uomo era tornato nel ristorante assieme ai complici e armato di pistola.
Scrive il gip: ”La paura erompe come in un crescendo di gesti e rumori e trova la sua massima espressione nel volto di una donna che urla nel fotogramma 41. Fa davvero impressione cogliere, nel viso di questa sconosciuta, atteggiato in una smorfia di dolore, l’identico, irredimibile sentimento di disperazione e angoscia che rimanda all’arcinoto quadro di Munch”.