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Coronavirus, si fa presto a dire… smartworker. Ecco l’evoluzione del lavoratore tra videoconferenze e… piccoli problemi quotidiani VIDEO

ROMA – Si fa presto a dire smartworker. Forse si fa veramente troppo presto a parlare di lavoro agile, di lavoro smart e di lavoro da casa.

Giovanni Scifoni, su YouTube, prova a ricostruire, con ironia, la giornata tipo di lavoro, da casa, ai tempi del coronavirus.

C’è la difficoltà di comunicazione, la difficoltà di parlare, via Skype, tra colleghi. Scena vista e rivista in questi giorni nelle varie trasmissioni televisive.

C’è la difficoltà di restare seri e professionali quando, mentre si parla in collegamento, all’improvviso sbuca qualche figlio alle spalle. 

C’è poi il problema della gestione del tempo. Il problema del gestire il tempo, il forse troppo tempo, a disposizione. Troppo tempo a volte sprecato su… un divano.

C’è poi la difficoltà a trovare la concentrazione mentre si lavora. Perché mai? Perché il telefonino, diciamolo, è sempre lì, a portata di mano. E sul telefonino in ogni minuti, in ogni secondo, arriva qualche messaggio, qualche audio, qualche foto o qualche video.

Poi, prima o poi, prima o poi nelle nostre vite, dovremo un giorno riuscire dalle nostre case. Dovremo, un giorno, tornare al lavoro. Si spera almeno.

E allora la domanda sarà sempre solo una: ma la macchina, qualche mese fa, dove l’avevo parcheggiata?

Fonte: YouTube.

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