Era il 25 giugno 2008 e Silvio Berlusconi era stato appena rieletto Presidente del Consiglio. Invitato all’assemblea annuale di Confesercenti, a Roma, l’allora premier prende la parola e dice che “i giudici politicizzati sono la metastasi della democrazia”.
A differenza di altre volte in cui Berlusconi aveva attaccato pubblicamente i giudici, definiti più volte come “comunisti”, questa volta, però, l’ex premier non ricevette applausi, ma fischi.
Nel suo discorso, il leader di Forza Italia disse che la democrazia è stata “calpestata” e aggiunse di vivere in un paese in libertà vigilata. Poi attaccò i giudici politicizzati: “Sono costretto ogni sabato mattina a preparare con i miei legali udienze in cui sono oggetto dell’attenzione dei pm o giudici politicizzati che sono la metastasi della democrazia”.
Berlusconi ricordò che, dal 1994 al 2006, furono 789 i pm e i magistrati coinvolti nel tentativo di sovvertire il voto degli italiani. E a chi lo fischiò rispose: “Mi avete invitato voi…”.
Rispetto all’avviso di garanzia ricevuto dalla Meloni, il contesto è completamente diverso. Se Giorgia Meloni facesse un discorso del genere, probabilmente, come accaduto anche allo stesso Berlusconi durante quasi tutti i suoi discorsi, riceverebbe molti applausi. C’è però una similitudine tra il Berlusconi di ieri e la Meloni di oggi: attaccare i giudici per motivi squisitamente elettorali considerandoli politicizzati a prescindere dai fatti.