“The Road We’ve Traveled”: documentario d’autore per Barack Obama

WASHINGTON – ”To go or not to go”, andarci o non andarci. Quando il presidente Usa Barack Obama è uscito dalla Situation Room della Casa Bianca per decidere il blitz contro Osama bin Laden – racconta il suo vice Joe Biden – ”mi sono reso conto che era solo, che si trattava della sua decisione, che nessuno era con lui”. Poi la telecamera inquadra Obama di spalle in uno Studio Ovale deserto, mentre guarda il parco della Casa Bianca. E’ questo uno dei momenti più drammatici di ‘The Road we’ve travelled’, cioè la strada che abbiamo percorso, un documentario elettorale di 17 minuti commissionato dalla Casa Bianca al regista premio Oscar Davis Guggenheim, lo stesso del film di Al Gore sul cambiamento climatico.

”Come facciamo a capire questo presidente e il suo lavoro? Dobbiamo leggere i titoli giorno dopo giorno, oppure bisogna ricordare quello che noi, come Paese, abbiamo attraversato?”. E’ con questa domanda retorica, recitata da Tom Hanks che inizia il documentario. In una campagna finora dominata dagli spot di 30 secondi, la sfida di Barack Obama  è raccontare in modo più esteso i suoi tre anni alla guida del Paese. I problemi drammatici che ha dovuto affrontare, soprattutto quelli economici, e gli sforzi compiuti per superarli. In queste ore né è stato diffuso un assaggio, il trailer di 2 minuti. La settimana prossima, la presentazione ufficiale della versione integrale.

Il messaggio è  ”We can’t wait”, non possiamo aspettare, che in fondo è il mantra ripetuto da settimane sia dalla Casa Bianca sia dal quartier generale della Obama For America, la macchina elettorale che ha sede a Chicago. Guidato dalla calda voce narrante di Tom Hanks, il filmato è arricchito dalle testimonianze dei diretti protagonisti di questa difficile stagione politica per l’America. C’è Joe Biden che racconta i drammatici momenti in cui Obama ha dato l’ordine di catturare Osama Bin Laden. Ma anche la scelta di portare a termine la tanto contestata riforma sanitaria: ”Se non l’avessimo fatto – dice il vicepresidente – una generazione di 30 milioni di americani non avrebbe mai avuto alcuna assistenza sanitaria”.

Poi il braccio destro di Obama, il baffuto David Axelrod, che racconta le enormi difficoltà dei primi briefing dedicati all’economia in crisi verticale, con una disoccupazione che stava sfiorando la doppia cifra. Quindi Rahm Emanuel, il suo ex capo staff, oggi sindaco di Chicago, che spiega quanto fosse complicato stabilire le priorita’ dei problemi, in un momento in cui il Paese sembrava ormai fuori controllo, senza speranze. Infine, Liz Warren, l’ex Consumer Protection Financial Bureau, oggi in lizza per un posto di parlamentare, che rivendica la scelta di Obama di salvare l’auto ‘Made in Detroit’: ”Se l’auto fosse andata giù – spiega Warren – cosa sarebbe successo all’industria manifatturiera americana, al lavoro degli americani, a tutto il Midwest?”.

Insomma, un racconto appassionato di questi anni, visto da dentro, dalla prospettiva di chi ha cercato di tirare fuori il Paese dalla crisi economica e ora punta a terminare il lavoro. Un modo con cui Obama cerca di comunicare il lavoro svolto, in una situazione di estrema difficoltà, cercando di convincere tanti suoi elettori forse delusi a dare loro, di nuovo, un po’ di fiducia.

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