Don Lino Viola multato durante messa: “E’ abuso di potere, non pago” VIDEO

MILANO – Ha annunciato che non pagherà la sanzione che gli è stata comminata per aver celebrato messa don Lino Viola, parroco di Gallignano, una frazione di Soncino, in provincia di Cremona.

Dal parroco, ieri (martedì 21 aprile) ha preso le distanze anche la Curia con una nota in cui spiega che vanno rispettati i provvedimenti dell’autorità.

Il sacerdone ottantenne invece, alla Provincia di Cremona ha spiegato: “Non pagherò perché quello che mi hanno contestato non è il fatto che ci fossero i fedeli ma che stessi officiando la messa. C’è scritto nel verbale e impugnerò questo comportamento”.

In realtà il ricorso al prefetto Vito Danilo Gagliardi non è stato d’aiuto: “Ha già detto tutto il vescovo” si è limitato a dire.

I Carabinieri che hanno interrotto la funzione “se avessero proprio voluto multarmi per la presenza dei fedeli – ha aggiunto il parroco -, avrebbero dovuto farlo all’uscita della chiesa. Allora avrei pagato, ma non adesso, non quando mi si dice che non posso celebrare, e con questi modi”.

Gallignano, Carabinieri interrompono messa. 

Subito dopo l’arrivo dei Carabinieri, il parroco ha detto loro: “Ora non posso, stiamo pregando. Questo è abuso di potere”. 

A Repubblica, don Lino Viola ha raccontato: “Mi hanno passato il sindaco al telefono mentre celebravo. Sarebbe come se al Papa un cardinale dicesse durante una celebrazione che qualcuno lo vuole al telefono”.

La chiesa in questione è di circa 400 metri quadrati. Secondo don Lino, “erano presenti solo 13 persone, ben distanziate, con guanti e mascherine”. Quindi, a suo modo di vedere, si sarebbe rispettato il distanziamento sociale.

Il parroco e il suo legale contestano la multa per il riferimento al decreto legge del 25 marzo che sospende “cerimonie civili e religiose” ponendo la “limitazione dell’ingresso nei luoghi destinati al culto”.

Secondo don Lino, però, in una nuova circolare del ministero dell’Interno si afferma che le celebrazioni “possono continuare” alla presenza di “accoliti necessari per l’officiatura”.

In chiesa c’era qualcuno in più oltre al numero (basso) consentito. Il sacerdote ha continuato: “Mi sono messo una mano sulla coscienza e non li ho cacciati” si difende don Lino. “Celebravo la messa per i loro defunti di cui una da Covid. Come potevo?” (fonte: Ansa, Repubblica). 

 

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