Le esplosioni simultanee dei cercapersone di miliziani Hezbollah a Beirut e Damasco hanno causato almeno 8 morti e oltre 2.750 feriti, secondo il ministro della Sanità libanese. Tra le vittime c’è anche una bambina di 10 anni, mentre tra i feriti risulta l’ambasciatore iraniano in Libano, Mojtaba Amani. La tv saudita al-Hadath ha inoltre riferito dell’uccisione del figlio di un deputato di Hezbollah, Ali Ammar.
Il governo libanese ha accusato Israele di essere responsabile dell’attacco, considerandolo una violazione della sovranità del Paese. Secondo le fonti, le esplosioni sono state causate da un attacco alle reti di comunicazione interna di Hezbollah, che ha portato alla detonazione dei cercapersone, un modello introdotto di recente dall’organizzazione. Le autorità israeliane, intanto, hanno convocato un incontro di emergenza, mentre l’ufficio del premier Benjamin Netanyahu ha preso le distanze da commenti di un collaboratore che lasciava intendere un coinvolgimento israeliano.
Israele ha rilevato segnali di preparativi militari insoliti da parte di Hezbollah nel sud del Libano, e il clima di tensione ha complicato ulteriormente la situazione politica interna israeliana, ritardando la nomina di Gideon Sa’ar a ministro della Difesa.
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