ROMA – “Datemi i soldi o blocco Roma”: il sindaco Ignazio Marino dichiara guerra al Governo, dopo il ritiro del decreto cosiddetto Salva Roma. Marino, che in un primo momento aveva minacciato le dimissioni, ha alzato il tiro radicalizzando lo scontro istituzionale: “Io da domenica blocco la città. Quindi le persone dovranno attrezzarsi, fortunati i politici del palazzo che hanno le auto blu, loro potranno continuare a girare, i romani non potranno girare”. E’ sbottato così il sindaco di Roma interpellato da Mix24 su cosa farà senza il Salva Roma e con lo spettro del default in agguato. L’uscita di Marino non è piaciuta a Matteo Renzi che però nel pomeriggio ha promesso un decreto, quindi uno strumento d’urgenza e immediatamente attivo.
“Matteo Renzi mi ha assicurato che stanno lavorando in queste ore nella direzione di un decreto legge”, ha detto Marino intervistato a Rainews24. “Renzi è una persona seria, con una grande conoscenza di questi temi, e sono sicuro che quello che mi ha detto è vero” ha aggiunto.
Il premier ha commentato: “Domani il governo approverà il decreto sugli enti locali ma inviterei ad usare anche tra noi un linguaggio diverso: le motivazioni di Marino erano comprensibili, il tono no”.
Il video
Il sindaco di Roma ha usato toni aspri per descrivere la mancata approvazione da parte del governo del decreto salva Roma:
“Non si chiama Salva Roma – ha detto Marino – i soldi che stanno in quello che voi giornalisti avete chiamato Salva Roma sono soldi delle tasse dei romani che devono essere restituiti ai romani. Non ce li hanno ridati, il Governo italiano ce li deve ridare, deve restituire a Roma ciò che è di Roma”.
“Il Governo deve dire con chiarezza se ci dà gli strumenti legislativi per risanare una volta per tutte. Roma deve poter spendere solo ed esclusivamente i soldi che ha. Non è più il periodo delle chiacchiere, è il periodo dei fatti”, ha aggiunto. “Diciamolo con chiarezza: per marzo non ci saranno i soldi per i 25mila dipendenti del Comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o raccogliere i rifiuti e neanche per organizzare la santificazione dei due Papi, un evento di portata planetaria”
Prosegue lo sfogo: “Non si può continuare a parlare e a presentare e ritirare decreti. Non è un gioco ma la Capitale d’Italia. Non è più tempo delle parole ma dei fatti. E siamo già in ritardo col tempo dei fatti. Ho grande rispetto per Matteo Renzi e non c’è bisogno di sentirsi. Sono sicuro che questa mia preoccupazione sia anche sua. Roma è la Capitale del paese di cui Matteo Renzi è presidente del Consiglio”
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