Scarica la fidanzata davanti a 150 invitati. Prende il microfono e, tra lo stupore di tutti, decide di scaricare la donna con cui, ad ottobre, si sarebbe dovuto sposare. Succede a Torino. E i protagonisti sono due personaggi noti.
Scarica la fidanzata davanti a 150 invitati
Lui è Massimo Segre, figura di spicco della finanza torinese. Lei è Cristina Seymandi, ex collaboratrice dell’allora sindaca Chiara Appendino poi candidata al Consiglio comunale con la lista di centrodestra Torino Bellissima. I due stavano insieme da anni ed avevano deciso di convocare 150 amici per una festa che avrebbe dovuto annunciare la loro unione che sarebbe arrivata ad ottobre.
Segre ha però regalato un colpo di scena. Ha afferrato il microfono dicendo di essere emozionato. Fin qui tutto bene perché è tutto come da programma. Poi, invece di leggere una lettera d’amore, usa tutt’altre parole. E l’espressione di Cristina cambia in un istante.
La lettera letta davanti a tutti: “Cristina ama un noto avvocato”
Queste le parole lette dal finanziere davanti a tutti: “Io dovrei annunciare che a ottobre io e Cristina ci dobbiamo sposare, poi riflettendo ho pensato che questo non è un regalo per lei ma più per me. Qual è il regalo da fare a Cristina? Ho sempre pensato che amare una persona sia desiderare il suo bene più ancora del proprio. In questo caso, questa sera, desidero regalare a Cristina la libertà di amare. Amare una persona, un noto avvocato, a cui tiene chiaramente più che a me. Cara Cristina, so di quanto tu ne sia innamorata dal punto di vista mentale e sessuale come hai avuto modo di confidarti. So anche che prima di lui hai avuto una relazione con un noto industriale. Cari amici, non pensiate che mi faccia piacere fare la figura del cornuto davanti a tutti voi ma Cristina è talmente in gamba nel raccontare le sue verità che non potevo lasciare solo a lei la narrazione del motivo per cui stasera termino la mia convivenza con lei”.
“Cara Cristina, a Mykonos vacci col tuo avvocato”
Segre conclude: “Sono deluso, ho il cuore a pezzi. Mi faccio la colpa di non aver capito come una donna non possa davvero amarti. Cara Cristina a Mykonos vai con il tuo avvocato, sii felice con lui. Come sai è tutto pagato, come il viaggio in Vietnam con tua figlia, una splendida e seria ragazza che mi dispiace che debba essere toccata da questa situazione. Se vorrai al tuo ritorno potremo valutare come proseguire una collaborazione professionale, la nostra storia insieme finisce stasera. Ti auguro di essere felice con il tuo nuovo compagno e di continuare a brillare nella vita come hai fatto in questi anni”.
Cristina Seymandi: “Penserò a tutelarmi legalmente”
“Voglio riposarmi e stare con mia figlia. La mia vita professionale mi impone di reagire e rimanere lucida. Non me l’aspettavo, ma devo andare avanti. Penserò anzi se dovrò tutelarmi nelle sedi civili e penali”. Cristina Seymandi, dopo quanto accaduto, in un’intervistaa La Stampa racconta: “I giorni dopo la festa non ho dormito. È stata un doccia ghiacciata. Ma ora comincio a mettere a fuoco le cose. È stata una pagliacciata, diciamo la verità, le cose serie si risolvono in altro modo. Ha coinvolto tutti i miei amici, ignari che si sarebbe verificato questo spettacolo a cui certo non avrebbero voluto partecipare (e infatti c’è chi, tra gli invitati, ha manifestato il proprio disappunto all’essere stato coinvolto inconsapevolmente in questa vicenda ndr). Penso che le cose siano molto diverse da come lui le ha raccontate quella sera. Penso che non sia stata una scena del suo ruolo in quanto come professionista le questioni private che coinvolgono anche figli e parenti non vanno gettate sulla pubblica piazza. Poi se n’è andato via senza lasciarmi parlare accompagnato da quattro bodyguard”.
“Il giorno dopo – racconta ancora – sono andata lavorare perché in ogni caso ho un’azienda e i colpi di testa non me li posso permettere. Dovevamo partire il giorno dopo per Mikonos, le valigie erano già pronte. Se vado via andrò da sola”. “E, a proposito di tradimenti, lui deve pensare a se stesso in primis”, afferma Seymandi.