“Kabul non è Saigon”, Biden, le ultime parole famose. Era poco più di un mese fa, Joe Biden rispondeva a un giornalista sulla situazione afghana. Stava preparando la miccia a una figuraccia dai contorni inquietanti che sarebbe deflagrata solo in questi drammatici giorni.
“Kabul non è Saigon”, Biden, le ultime parole famose
L’8 luglio Biden, si diceva certo sul fatto che “l’avanzata dei talebani in Afghanistan si può fermare”. Addirittura profetico al contrario: Kabul non è Saigon.
“Non ci sono possibilità che vediate persone che vengono evacuate dal tetto dell’ambasciata statunitense in Afghanistan”, ha detto.
Il video della conferenza stampa lo condanna viralmente, al di là dei suoi demeriti. Alle 21 e 45 prenderà finalmente la parola, la diserzione occidentale e il popolo afghano tradito merita almeno un cenno.
“Ho fiducia nelle capacità dell’esercito afghano, che è meglio addestrato, meglio equipaggiato e più competente su come si porta avanti una guerra”, continuava il presidente Usa, mentre i giornalisti lo incalzavano presagendo la disfatta e per questo il paragone imbarazzante con la più grande disfatta Usa, il ritiro dal Vietnam nel ’75.
I Talebani negoziano già con Pechino che non ha problemi a sviluppare “relazioni amichevoli” e anzi le incoraggia. Angela Merkel ha riconosciuto il fallimento, 20 anni sprecati. Anche i russi fanno finta di credere ai Talebani che dicono che la guerra è finita.
Nel frattempo i barbuti hanno aperto le prigioni scatenando la canaglia, ladri e assassini insieme a prigionieri Isis e terroristi assortiti. Saccheggiano le case, portano via tutto. E postano l’irruzione nelle dimore dei signori della guerra corrotti e affamatori del popolo, peraltro vero, visti lo sfarzo, l’oro, il pacchiano costoso esibito. E nessuna voglia di combattere.
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev