ROMA – “In Italia non ci sono problemi di censura, la satira l’abbiamo direttamente abolita noi, almeno alla Rai”. Marco Travaglio su Servizio Pubblico paragona la situazione del diritto di satira e della libertà di informazione in Italia al caso di Charlie Hebdo. E così Maurizio Gasparri, che in diretta tv replicò a una battuta di Gene Gnocchi, diventa per Travaglio “Gasparri Akbar“.
Travaglio, durante la puntata andata in onda su La7 l’8 gennaio, dice:
“Dopo Charlie Hebdo in Italia tutti hanno scoperto il diritto e la libertà di satira e di pensiero. Da noi la satira è libera come l’informazione, nessuno se m’hai sognato di censurarla, noi l’abbiamo abolita, almeno dalla Rai”.
Poi inizia a citare gli artisti e i comici mandati via dalla Rai per quegli sketch considerati di “cattivo gusto” e censurati: da Toganzzi e Vianello a Dario Fo e Franca Rame, fino a Beppe Grillo:
“Nel 2001 Gene Gnocchi a ‘Quelli che il calcio’ fa una battuta su una stagista raccomandata perché è la nipote di Gasparri. Questo, anziché farsi una risata, chiama in diretta per replicare. Simona Ventura tenta di spiegargli qualche semplice concetto, tipo democrazia, libertà e satira politica. Lui però non capisce. Gasparri Akbar. Nel 2002la Rai caccia Biagi, Santoro e Luttazzi per ordine di un tizio che parla dall’estero,ma non ha nè barba nè turbante. Però la Rai dice: non è censura, è un problema di orario. Biagi dice: ok,andrò in onda alle 24, l’ora del porno. Gli rispondono: guadagni troppo. Non è censura, è risparmio. Lui dice: ok, vado in onda gratis. Gasparri risponde che ruba spazio ai giovani: non è censura, è svecchiamento. Silvio Akbar”.
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