Sabina Guzzanti: “Renzi ha usato mio fratello, che non è un fan”

ROMA – Non è la sola che diffida di Matteo Renzi, bollato con lo stigma di “unto di Arcore”. Tuttavia, Sabina Guzzanti va oltre, nel tentativo di rovinare il one-man show mediatico del week-end, iniziato tra gli applausi da stadio alla Stazione Leopolda venerdì e terminato nel salotto di Fabio Fazio la domenica sera. L’accusa è grave: Renzi si è impossessato indebitamente del genio comico del fratello Corrado. A Sabina non è andata giù vedere, sui maxi-schermi della convention, un famoso video in cui Corrado Guzzanti imitava, distruggendolo, l’ex leader di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti (guarda il video sotto).

Non perché intendesse difendere a posteriori la figura del sindacalista elegante con portaocchiali d’ordinanza, sbertucciato a sangue dal fratello. “Il pezzo di Corrado è stato usato senza chiedere, non è un loro supporter”  ha cinguettato rapida su Twitter la Guzzanti. Con ciò avvalorando l’idea della satira come proseguimento della lotta politica con altri mezzi, o mezzucci. Renzi, che per ora conserva un tasso minimo di sportività, non se l’è presa più di tanto. Solo non riesce a capire come mai da un po’ è il bersaglio dell’ironia feroce dell’attrice.

In effetti, molto si è dibattuto, il personaggio accende passioni contrapposte, suscita vivo entusiasmo e naturale repulsione allo stesso tempo. “E’ bravo, giovane e preparato, rottami i vecchi” dice una signora (rottamabile o solo anziana?) intervenendo di buon mattino nel tradizionale spazio dedicato agli ascoltatori di Radiotre “Prima pagina”. “Perché non la fa finita e e dice finalmente che è di destra” è il pensiero di chi, non apprezzandolo, lo considera una quinta colonna nel corpo sano dell’ortodossia democratica. Parafrasando il Bertinotti/Guzzanti, non è che il Renzi sia un altro messo lì per “fave schevzi e rompeve i coglioni”? Oppure, la reazione degli apparati, dei dirigenti, reazione tra l’insofferente e l’indignato, che tanto va di moda, non è la coda di paglia di chi ha paura di finirci davvero nella discarica dei rottamati?

Il dibattito proseguirà, vedremo se Renzi avanzerà ufficialmente la sua candidatura a leader, registreremo le mosse che Bersani farà per disinnescarne la minaccia, ascolteremo i programmi, saliremo le piattaforme, canteremo Bella Ciao ecc. ecc. Al momento, tornando alla Guzzanti, stupisce una cosa, giustamente rilevata da Francesco Sarica sul suo blog Rivista/Studio: “Del perché l’amore di Renzi per il pop non piace a priori a persone solitamente giocose e smaliziate”. La questione sembra intrigante, forse più del fatto che Renzi piaccia più a un potenziale elettore di centrodestra che a uno di centrosinistra (il che di solito costituirebbe un bel cominciare). Cioé: va bene i vecchi, i duri e puri, quelli con il santino di Berlinguer, gli arrabbiati e gli indignati, gli stalinisti in sonno e i dalemiani in veglia.

Ma perché “persone intelligenti, smaliziate, che sanno stare al mondo, che col demone della comunicazione (per non parlare del demone Apple e di quello del capitalismo tutto, buono cattivo e cattivissimo) ci convivono, con passione, tutti i giorni”, beh, perché a loro già il solo sentir parlare di Renzi dà fastidio e la kermesse della Leopolda la considerano una specie di pagliacciata, un’imitazione di un Mtv day qualsiasi? Eppure hanno tutti molta dimestichezza, quando non lo fanno di professione, con le tecniche più aggiornate di comunicazione, flirtano con la cultura popolare per vendere dentrifici o promuovere un candidato, sono connessi 24 ore su 24, visibili e sempre sorridenti, con la battuta pronta, il gadget in vista, iPad in mano e Blackberry nel taschino.

Parliamo dei  “blogger, giornalisti, editori, artisti, attori, registi, comici, autori televisivi e cinematografici e compagnia bella, a cui proprio Renzi non va giù perché sta cercando di applicare alla politica le categorie che loro applicano a tutto il resto della loro vita, politica esclusa […] gente che viaggia molto, lavora col cinema, la tv, le pubbliche relazioni, l’editoria, la moda […] persone che sono letteralmente impazzite per Obama, per i suoi tiri da tre, per il suo sapere usare i social network, e per lo street-artist che ne ha disegnato l’iconica t-shirt…” Insomma un po’ di puzza sotto il naso per ora impedisce di valutare con serenità la proposta di Renzi: ma, per scoprire un bluff,  l’unica soluzione è andare a vedere.

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