Nova Music Festival, il massacro di Hamas: 260 morti e rapimenti. L’urlo di Noa portata via in moto. Hamas ha colpito i ragazzi che ballavano ad un rave uccidendo almeno 260 di loro. E’ accaduto sabato 7 ottobre durante l’attacco ad Israele.
E’ da poco spuntata l’alba, la musica elettronica martella il deserto e centinaia di ragazze e ragazzi ballano scatenati, felici e ignari del terribile destino che li attende. Chi sta facendo l’ennesimo video in una notte di festa, al rave party per celebrare la Natura nella festa ebraica del Sukkot, punta l’obiettivo verso l’orizzonte.
Minacciosi si stagliano in cielo i parapendii guidati dai miliziani di Hamas armati fino ai denti. Passano pochi minuti, alle 6 e mezzo del mattino si scatena l’inferno.Prima le sirene antiaeree, poi le esplosioni dei razzi. Sulla spianata della festa arrivano decine di uomini armati, a bordo delle moto, dei furgoni dei blindati. C’è chi afferma di aver visto almeno 50 miliziani. Nessuno fa in tempo a capire, sembra una tragica riedizione del Bataclan. Partono colpi a raffica ovunque, si scatena la fuga di massa verso le auto, ma i terroristi non lasciano scampo a nessuno e sparano “contro chiunque”, senza pietà.
E’ il massacro del Nova Music Festival, il Tribe of Nova, evento di musica elettronica del genere trance. Mega festa con tre palchi e decine di dj in cartellone, uno spazio camping, uno per la ristorazione in mezzo al deserto del Neghev, a due passi dal confine con la Striscia preso di mira da Hamas.
“Ho visto almeno 200 cadaveri sul posto”, racconta un paramedico israeliano, Yaniv, miracolosamente sopravvissuto alla strage. “E’ stato un massacro, non ho mai visto nulla di simile in vita mia. Un agguato, le squadre di terroristi ci aspettavano davanti alle uscite di emergenza, altri falciavano chi correva verso il parcheggio e chi si era nascosto nei bagni”, dice ancora.
Lui è riuscito a salvarsi: “Mentre sparavano a tutti e tutto mi sono nascosto tra gli alberi. Dopo tre ore mi sono spostato finché non ho incontrato i nostri agenti, che mi hanno portato di nuovo perché avevano bisogno di un medico. Tutti i miei amici sono stati uccisi, e sono stato io a doverne constatare la morte”.
Un’altra sopravvissuta, Esther, è riuscita ad arrivare incolume alla propria auto, ma una volta partita nel caos è stata tamponata. E’ saltata a bordo di un’altra macchina guidata da un ragazzo. Un istante e il giovane alla guida si accascia, colpito a morte da un proiettile. Esther si è finta morta accanto al cadavere del suo salvatore, per ore fino all’arrivo dei soldati. Ortel invece ha strisciato in un aranceto “con le pallottole che mi fischiavano sopra la testa“, mentre un ragazzo ha continuato a correre senza sosta, “gli alberi erano pochi, ci davano la caccia uno per uno tra i rovi, c’erano morti ovunque”.
Al party “c’erano almeno tremila persone”. Tra questi Noa, la ragazza sequestrata e portata via in motocicletta, o Shani, la giovane tedesca sparita al rave poi mostrata dai miliziani di Hamas a bordo di un pickup come fosse un trofeo, incosciente e seminuda.
“Allahu akbar”, gridano alla folla, mentre uno le solleva la testa prendendola per una ciocca dei capelli. Lei, la cui unica è stata quella di andare a ballare.
Noa è stata strappata dall’abbraccio del fidanzato e portata via in motocicletta da una festa che si è trasformata in un incubo. Ed ora ci sono decine di appelli. I social sono inondati di foto e video di rapimenti, violenze e abusi su uomini, donne e bambini portati via dalle loro case e trasferiti con la forza nella Striscia di Gaza. Sono oltre 100 secondo le autorità ebraiche, ma altre fonti parlano di “750 dispersi”, gli ostaggi nelle mani dei combattenti di Hamas dopo l’attacco lanciato sabato contro Israele. Ognuno con una storia. E un marito, una madre o un amico che li cercano disperatamente.
Noa rapita e portata via
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