ROMA – Cosa sono le onde gravitazionali? Le vibrazioni del tessuto dello spazio-tempo previste dalla teoria della relatività di Albert Einstein ormai 100 anni fa. Le onde gravitazionali sono state osservate per la prima volta nella storia della scienza dall’esperimento Ligo in collaborazione con Virgo e l’annuncio della scoperta che rivoluziona la fisica è arrivato lo scorso 11 febbraio.
Ma per i non addetti ai lavori capire cosa siano le onde gravitazionali può non essere semplice. A spiegare in modo semplice e divertente cosa siano ci ha pensato Brian Greene, professore di fisica e matematica della Columbia University di New York, che ospite di Stephen Colbert al Late Show ha riproposto un video in cui spiega cosa sono e perché sono importanti.
L’immagine che tutti potremmo aver chiara nella testa è quella di un sasso che viene gettato in uno specchio d’acqua. Il sasso affonda e intorno si propagano delle onde concentriche che perturbano lo specchio d’acqua. Secondo la teoria della relatività di Einstein ogni massa è l’analogo di quel sasso mentre il tessuto dello spazio-tempo è lo specchio d’acqua.
Se non ci sono masse, lo spazio-tempo resta imperturbato. Se invece “lanciamo” una massa, le onde gravitazionali provocate dalla perturbazione inizieranno a propagarsi. Tutti gli oggetti aventi massa quindi sono in grado di perturbare lo spazio-tempo e generare queste vibrazioni, la cui intensità però è talmente minima da non essere rilevabile.
Per poter osservare le onde gravitazionali dunque è stato necessario attendere un grande evento cosmico, come la fusione di due buchi neri massicci, con masse pari a 36 e 29 masse solari. Dalla fusione di queste due masse ne è nato un buco nero di 62 masse solari e la restante massa è stata dissipata sotto forma di energia nelle onde gravitazionali. Solo così queste onde, nate da un fenomeno altamente energetico, sono state per la prima volta osservate e si prestano a riscrivere la storia della scienza.
Ecco il video di Brian Greene che spiega cosa sono le onde gravitazionali.
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