CITTA’ DEL VATICANO – ”Preghiamo che questi mafiosi e mafiose si convertano’‘: è l’appello di papa Francesco, lanciato all’Angelus in Vaticano.
I mafiosi volevano sconfiggere don Puglisi perché ”sottraeva” loro soprattutto i giovani, ma ”in realtà è lui che ha vinto”. Dietro ai ”dolori di tante persone, uomini e donne, anche bambini”, ci sono le ”mafie”, tra cui ”prostituzione, pressioni sociali” e riduzioni in varie schiavitù”: così Jorge Mario Bergoglio ha ricordato don Pino Puglisi, sacerdote ucciso dalla mafia e beatificato sabato 25 maggio.
”Preghiamo il Signore perché converta il cuore di queste persone, non possono fare questo, non possono fare i nostri fratelli schiavi, dobbiamo pregare il Signore, preghiamo perché questi mafiosi e queste mafiose si convertano a Dio”.
L’appello del Papa latinoamericano contro la mafia è una preghiera che per la sua forza riporta alla mente il grido scagliato contro i mafiosi da Giovanni Paolo II il 9 maggio del ’93 ad Agrigento. Ricorda anche la preghiera della giovanissima Rosaria, vedova di Vito Schifani, agente della scorta ucciso con Giovanni Falcone a Capaci, durante i funerali nella Chiesa di san Domenico, il 25 maggio di 21 anni fa.
La mafia evocata dal Papa all’Angelus è la mafia che in Sicilia individuò in don Puglisi un nemico perché gli portava via braccia e sostegno dei giovani.
Sabato la Chiesa ha proclamato beato il martire don Pino, cioè ha riconosciuto che il suo sangue versato dalla mafia è stato sparso in odio alla fede.
Il Papa venuto dalla fine del mondo estende la sua condanna alle tante ”mafie” dietro cui ci sono ”i tanti dolori” di uomini e donne, persino di bimbi. Alcune le elenca: prostituzione, pressioni sociali, le varie forme di schiavitù.
Dalla morte di don Pino la mafia ha continuato a svolgere il suo compito di morte e distruzione delle persone e del tessuto sociale, e, al passo con i tempi, le mafie si diversificano.
Papa Bergoglio, da sempre attento a che la Chiesa vada verso le periferie del mondo, condanna le mafie, per farle presenti alla coscienza di tutti, mafiosi compresi. ”La realtà si capisce meglio non dal centro, ma dalle periferie”, ha detto al mattino visitando la sua prima parrocchia romana, i Santi Zaccaria e Elisabetta, alla estrema periferia nord, dove ha amministrato la prima comunione a 16 bimbi e improvvisato per tutti una omelia botta e risposta su Maria che ci insegna a capire Dio, e su cosa sia la Trinità.
”Cari fratelli e sorelle questa mattina, ha voluto raccontare all’Angelus, ho fatto la mia prima visita in una parrocchia della diocesi di Roma. Ringrazio il Signore e vi chiedo di pregare per il mio servizio pastorale a questa chiesa che ha la missione di presiedere alla carità universale”.