Cannabis: “semina” radicale a Montecitorio per uso terapeutico

Rita Bernardini
Rita Bernardini

ROMA – A un certo punto della conferenza stampa, mentre alcuni malati di sclerosi multipla raccontano il loro “calvario”, scandito dal progredire della malattia e dalle procedure che vincolano le cure legate all’uso di derivati naturali o di sintesi della cannabis, Rita Bernardini tira fuori dalla borsa tre piccoli vasetti di terracotta e li mette sul tavolo della sala conferenze stampa di Montecitorio.

Subito dopo, la deputata Radicale estrae un bustina di semi, con l’indice pratica un buco nella terra dei vasetti e poi vi versa i semi.
“Questa è cannabis indica. Questa è la nostra disobbedienza civile”, spiega la Bernardini dando conto del gesto che rappresenta il culmine della conferenza stampa indetta alla Camera come “iniziativa non violenta di affermazione di coscienza sulla cannabis terapeutica”.

Sì perché in base al Dpr 309, art.73 comma 1, che la Bernardini legge, il reato di coltivazione di sostanze stupefacenti inizia “con la posa dei semi” e le sanzioni massime vanno da 6 a 20 anni, con multe da 26mila a 260mila euro.

Altrettanto in bella vista, sullo stesso tavolo ci sono le confezioni bianche e gialle da 5 grammi di Bedrocan, dell’omonima casa farmaceutica olandese che produce infiorescenze di Cannabis, che appartengono a Andrea Trisciuoglio, Lucia Spiri, Fabrizio Pellegrini. La questione che li porta alla Camera sta in quei flaconi e in quei vasetti.

Nei primi, in estrema sintesi, c’è’ la cannabis legale per la terapia del dolore ma al costo, spiega Pellegrini, di 500 euro al mese e di una complicata trafila burocratica. Gli altri rappresentano la coltivazione fai da te a bassissimo costo che pero’, legge alla mano, porta a irruzioni delle forze dell’ordine e a pesanti conseguenze sul piano legale.

E’ Rita Bernardini a parlare del doppio calvario per i malati cui si rivolge la proposta di legge presentata dai Radicali il 24 luglio 2009 che mira a depenalizzare la coltivazione rudimentale e domestica di cannabis indica “anche perché è irragionevole – osserva – che il modesto coltivatore di qualche piantina di canapa indiana viene sanzionato penalmente mentre viene sanzionato solo in via amministrativa se se la procura ricorrendo a uno spacciatore”.

Con la deputata Radicale anche Mina Welby, che difende il diritto “a essere liberi di curarsi come vogliamo”, e il senatore Radicale Marco Perduca che sottolinea come “lo Stabilimento Farmaceutico Militare di Firenze sarebbe perfetto per ovviare alle obiezioni sulla sicurezza”, sottolineando comunque che “non e’ piu’ sottosegretario competenete Giovanardi ma il fatto e’ che non e’ cambiato il capo del Dipartimento per le politiche antidroga ne’ la linea, che anzi è peggiorata”.

La questione viene analizzata nei suoi diversi aspetti, con Claudia Sterzi che ricapitola il quadro normativo a livello locale, con Bolzano che ha indicato a suo tempo la strada, la Puglia che apre ma a livello di delibera e la Toscana che è l’unica ad aver dedicato al problema una legge regionale. Poi, appunto, arriva il momento dell’azione di disobbedienza civile.

Allo spuntare delle bustine con i semi (“che chiunque può comprare, salvo che ti arrestano se li pianti, in questo strano Paese”, rileva la Bernardini) un commesso della Camera invita la deputata a desistere dall’azione, e due dei tre vasetti vengono presi in mano dall’assistente parlamentare per poi tornare dove stavano. Il ‘quasi sequestro’ viene immediatamente stigmatizzato da Marco Pannella, anche lui in sala, che eccepisce come “casomai dovrebbero essere i Questori a intervenire nei confronti del gesto di un deputato”, finendo poi per dubitare “se nei vasetti scomparsi e riapparsi ci sia esattamente quello che c’era prima…”.

La Bernardini torna alla sanzione di legge prevista per il suo gesto: “Siccome i casi di più lieve entità godono di una riduzione di un terzo, magari ce la caviamo con una pena da uno a 6 anni e con una multa da 3mila a 26mila euro”.

Era il 27 agosto del 1995 quando Marco Pannella venne arrestato a Porta Portese per cessione di alcune bustine di hashish, sempre con un’iniziativa di disobbedienza civile che attirò un nugolo di giornalisti. C’era, tra gli attivisti che vennero fermati insieme al loro leader, anche Rita Bernardini. Oggi Pannella quasi si stupisce quando gli si ricorda che quel gesto clamoroso accadeva 17 anni fa. E’ molto più determinato quando di fatto smonta uno slogan di chi oggi sceglie altre forme di denuncia: “Sfratteremo questa politica dai luoghi apicali dello Stato e quando accadrà noi non faremo ‘processi di Norimberga’. Processi sì, ma di diritto vero”. E l’ultimo consiglio è per i commessi di Montecitorio: “Quei semi, se ci tenete tanto, portateli al presidente della Camera. Hai visto mai…”.

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