KERCH – La Russia ha confermato di aver sequestrato tre navi ucraine nello stretto di Kerch che collega il Mar Nero e il Mar d’Azov. Il servizio di sicurezza Fsb ha confermato l'”uso di armi per fermare le navi militari ucraine” che, come mostra il video in fondo all’articolo, domenica 25 novembre sono state “perquisite” e fermate.
L’Ucraina, oltre a confermare l’uso di armi da fuoco, ha parlato di “pericolosa provocazione” e sostiene che le unità russe avrebbero speronato intenzionalmente il rimorchiatore che trainava due cannoniere ucraine verso Mariupol. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha riunito i vertici militari ed ha ipotizzato l’introduzione della legge marziale: “Verrà introdotta la legge marziale per rafforzare le capacità di difesa dell’Ucraina davanti a quello che secondo il diritto internazionale, è un atto di aggressione a freddo da parte della Federazione Russa”, ha detto Poroshenko.
A Kiev intanto, nella notte ci sono state proteste dinanzi all’ambasciata russa: circa 150 persone si sono radunate dinanzi alla legazione ed hanno espresso la loro rabbia per il sequestro. I manifestanti hanno anche dato alle fiamme un’auto della sede diplomatica.
La Nato ha lanciato un appello a Mosca e Kiev chiedendo “contegno”. Sempre la Nato ha convocato una riunione speciale degli ambasciatori, con gli Usa che hanno mandato un elicottero in ricognizione.
E mentre da tutto l’Occidente è arrivata la condanna all’operazione, lunedì 26 novembre Mosca ha deciso di riaprire lo stretto di Kerch precedentemente chiuso. Il che, secondo le intenzioni del Cremlino, dovrebbe abbassare la tensione dopo l’escalation innescata dal sequestro delle tre navi ucraine. “Lo stretto è stato riaperto stamane”, ha detto Alexei Volkov, amministratore delegato della società Porti Marittimi Crimei.
La Russia aveva deciso di chiuderlo dopo aver accusato la Marina ucraina di aver violato le sue acque territoriali, ed era stata pesantemente criticata anche dall’Ue che aveva esortato Mosca a ripristinare la libertà del traffico marittimo in zona.
L’importanza dello Stretto di Kerch.
Le tensioni tra Russia e Ucraina nello Stretto di Kerch sono esplose in un punto strategico della regione non solo per i due Paesi vicini, ai ferri corti dal 2014, ma anche per il mercato globale.
Lo Stretto è l’unico passaggio dal Mar Nero al Mare di Azov; è percorso da un ponte di quasi 20 chilometri, inaugurato quest’anno e voluto personalmente da Vladimir Putin, che unisce fisicamente la Russia alla Crimea, la penisola ucraina annessa dalla Federazione con un referendum mai riconosciuto dalla comunità internazionale.
Nel Mare di Azov, sia i russi che gli ucraini potrebbero navigare liberamente, in base a un trattato del 2003, che stabilisce per quella zona lo status di acque internazionali. Infrastruttura dai costi e sforzi faraonici, il ponte è considerato un obiettivo sensibile da Mosca, che di fatto ora controlla lo Stretto, tra le preoccupazioni e denunce di Kiev secondo cui la avveniristica infrastruttura viene usata per ritardare il passaggio delle sue imbarcazioni, creando danno all’economia nazionale ed esercitando pressione politica.
Sulle rive del Mare di Azov si affacciano anche importanti porti ucraini, tra cui Mariupol: si tratta della città controllata dal governo più vicina alle regioni separatiste e filo-russe di Donetsk e Lungask. Su Mariupol non si sono mai sopite le mire dei vicini separatisti filo-russi dell’autoproclamata repubblica di Donetsk. Oltre 10 mila persone sono state uccise in quattro anni di conflitto tra le forze governative e le milizie ribelli, in questa zona dell’Ucraina orientale. Conquistare Mariupol, per i separatisti significherebbe garantirsi la continuità territoriale con la Crimea e soprattutto con la Russia, considerata da Kiev il loro sponsor finanziario e militare.
Ma lo Stretto di Kerch è anche un crocevia importante per il commercio globale di commodity, come il grano. Si tratta del canale principale di export per il grano del Mar Nero, ma anche per petrolio, minerali e legname (secondo un rapporto del 2017 del centro studi britannico Chatham House). La Russia ha esportato quasi 7 milioni di tonnellate metriche di grano e legumi dai porti del Mare di Azov, nei primi sette mesi dell’anno, secondo i dati del dipartimento dell’Agricoltura Usa. Le sue acque poco profonde, sono usate principalmente da piccole imbarcazioni per rifornire la Turchia di grano russo e ucraino dai porti rispettivamente di Rostov-sul-Don e Azov e da quelli di Berdyansk e Mariupol. Questi ultimi due, coprono circa il 9% del totale delle esportazioni dell’Ucraina.