BELGRADO, SERBIA – Un drone in campo (telecomandato dal fratello del premier albanese), bandiere per il “Kosovo libero” e rissa in campo: Serbia-Albania da partita di calcio si è trasformata in una “battaglia campale”. A Belgrado si giocava per le qualificazioni del Gruppo I agli Europei di calcio del 2016, e’ stata sospesa al 41′ del primo tempo per gravi incidenti avvenuti dentro e fuori il terreno di gioco L’interruzione del match e’ avvenuta sul risultato di 0-0, e dopo un’attesa di oltre 50 minuti, lo speaker dello stadio del Partizan ha annunciato ufficialmente che la partita non sarebbe ripresa per motivi di sicurezza.
Il delegato Uefa Harry Been ha spiegato che “non c’erano proprio le condizioni per farla riprendere”. Considerata a forte rischio gia’ alla vigilia, tanto che era stato disposto il divieto all’arrivo dei tifosi albanesi, la partita ha preso la brutta piega che tutti temevano quando sul campo e’ apparso un oggetto volante telecomandato con appesa una bandiera albanese e la scrita ‘Kosovo libero’.
La cosa ha suscitato le vibranti proteste dei tifosi serbi, che hanno cominciato a scandire cori offensivi e ostili nei confronti degli albanesi, lanciando petard e fumogeni in campo. Quando il calciatore serbo Stefan Mitrovic e’ riuscito a bloccare il drone e a prendere la bandiera albanese, su di lui si sono avventati due giocatori albanesi ingaggiando una colluttazione. Ne e’ nata una rissa colossale, con l’intervento anche di alcuni tifosi arrivati in campo dagli spalti: uno di loro ha colpito con una sedia il n. 19 albanese Balaj. E dove c’è baldoria, c’è Ivan Bogdanov: il Terribile (che provocò la sospensione di Italia-Serbia a Genova) si è rivisto nel cuore del caos.
L’arbitro inglese Martin Atkinson ha deciso di sospendere l’incontro, mentre reparti di polizia in assetto antisommossa hanno preso posizione sotto gli spalti per evitare che la situazione fra i tifosi degenerasse. Dopo circa un’ora dalla sospensione il pubblico ha cominciato lentamente a defluire lasciando lo stadio.
Dopo un po’ si è scoperto che a manovrare il drone era Orfi Rama, fratello del Premier albanese Edi Rama: l’uomo è stato arrestato in serata nei pressi della tribuna vip dello stadio del Partizan a Belgrado perché sospettato di essere stato l’organizzatore della messa in scena con la bandiera della ‘Grande Albania’, all’origine degli incidenti che hanno portato alla sospensione della partita Serbia-Albania.
Tutta la zona circostante lo stadio del Partizan e’ stata ‘bonificata’ con cordoni massicci di agenti, la cui presenza si e’ estesa anche alle strade che portano al centro di Belgrado. Sulla partita Serbia-Albania sara’ ora la Uefa a prendere una decisione. Sembra che gli albanesi presenti allo stadio provenissero in larga parte dal Kosovo, una parola che in Serbia evoca sentimenti di forte orgoglio nazionalistico. Belgrado non riconosce l’indipendenza proclamata da Pristina il 17 febbraio 2008, cosa questa che ha ulteriormente raffreddato le relazioni gia’ tese con Tirana.
La popolazione del Kosovo e’ per oltre il 90% di etnia albanese. A cio’ si aggiungono i timori della Serbia per il progetto presunto di una ‘Grande Albania’, che raggruppi le comunita’ albanesi oltre che dell’Albania anche di Kosovo, Montenegro e Macedonia. Alla luce di tutto ciò, non si capisce come mai, al momento del sorteggio di queste eliminatorie, l’Uefa non si sia mossa per evitare che queste due nazionali venissero inserite nello stesso girone, cosa che l’ente calcistico europeo ha invece fatto per depotenziare altre situazioni a rischio come quelle tra Spagna e Gibilterra e Russia ed Ucraina.
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Foto Ansa.
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