L’AQUILA – “Lo sciame sismico che interessa L’Aquila da circa tre mesi è un fenomeno geologico tutto sommato normale, che non è il preludio ad eventi sismici parossistici, anzi, il lento e continuo scarico di energia statistiche alla mano, fa prevedere un lento diradarsi dello sciame con piccole scosse non pericolose”: dicevano così i membri della Commissione Grandi Rischi il 31 marzo 2009. Una settimana dopo, il 6 aprile, un terremoto di magnitudo 6,3 della scala Richter, avrebbe ucciso 309 persone.
Sette i membri della Commissione, che oggi, 22 ottobre, sono stati condannatia sei anni di reclusione: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi, presidente dell’Ingv (l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), Giulio Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione Civile.