Impossibile e desolante star dietro alla tragica contabilità delle vittime dell’apocalisse sismica in Turchia e Siria: il bilancio ieri sera diceva 7800 morti, stamattina alle 8 era già a 8700, un’ora dopo, 9500.
Continuano, anche se meno frequenti, i casi di eccezionali ritrovamenti (anche di un’intera famiglia) sotto le macerie.
L’ultimo caso, una bambina di circa 8 anni salvata dopo essere rimasta intrappolata sotto le macerie per 40 ore a Salqin una città nel nord ovest della Siria. Le immagini del Guardian mostrano il recupero stanotte da parte dei soccorritori della bambina con gli occhi sbarrati per lo choc.
Ma in buone condizioni di salute. Ma bisogna che ci si adegui alle previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che parla di ventimila vittime.
Di fronte all’ecatombe, un sentimento generale di impotenza. Un giornalista turco, Ibrahim Haskologlu, ha raccontato a Bbc News Channel che le persone stanno inviando a lui e ad altri giornalisti video, note vocali e le loro posizioni in diretta da sotto le macerie.
“Ci dicono dove sono e non possiamo fare nulla”, dice Haskologlu, originario di Malatya, un’area pesantemente colpita dai terremoti di ieri, ma ora a Istanbul.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi nelle 10 province del sud est. Intanto Ankara, nonostante tutto, ha trovato il tempo di arrestare quattro persone per i post “provocatori che miravano a creare paura e panico” pubblicati sui social in Turchia meridionale. Rabbia infatti era stata espressa dei dai cittadini nella provincia meridionale di Hatay per la lentezza dei soccorsi, confermata anche dal sindaco della città.
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