ROMA – Giulio Terzi si dimette. Si dimette in dissenso con il governo perché da ministro degli Esteri i marò non voleva rispedirli in India. Non è stato ascoltato e quindi, dopo aver riferito in Parlamento su quanto accaduto, ha deciso per il passo indietro.
L’annuncio arriva alla fine dell’informativa alla Camera in cui Terzi ricapitola, passo passo, quanto accaduto nella vicenda di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre i due marò rispediti in India, ora è noto, contro il parere del Ministro degli Esteri.
Terzi ha definito “fantasiose” le ricostruzioni di questi ultimi giorni, quelle secondo cui la Farnesina avrebbe agito in autonomia. Ha ricordato come ogni scelta sui marò, compresa quella di aprire il contenzioso sull’India e negare il rientro, è stata presa insieme al governo. Ha raccontato di non aver condiviso la decisione di rispedirli in India, ha accusato Nuova Delhi definendo “ritorsione” l’atteggiamento nei confronti dell’ambasciatore Daniele Mancini, che per la vicenda marò rischiava di perdere l’immunità diplomatica. Terzi, insomma, ha vuotato il sacco e ha scaricato il governo chiamandosi fuori.
L’informativa. Una “ricostruzione fantasiosa”. Così il ministro Giulio Terzi bolla le teorie secondo cui il Ministero degli Esteri avrebbe agito autonomamente nella vicenda dei due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, tornati in India dopo che l’Italia, in un primo momento aveva deciso di trattenerli e di aprire una controversia internazionale.
”E’ risibile e strumentale pensare che la Farnesina abbia agito autonomamente” sulla vicenda dei marò spiega Terzi definendo ”fantasiose” le ricostruzioni in questo senso. ”Sono un uomo delle istituzioni che ha servito per 40 anni lo Stato. In questi giorni ho letto ricostruzioni fantasiose, in merito a iniziative che avrei assunto in modo autonomo, ma io mai avrei agito in modo autoreferenziale” ha spiegato il ministro degli Esteri.
La decisione di non far ripartire verso l’India i marò era insomma concordata con il Governo: “Tutte le istituzioni erano informate e d’accordo sulla decisione di trattenere in Italia i marò. La linea del governo è stata approvata da tutti l’8 marzo”.
Terzi, nel suo riferire alla Camera, parte con un saluto ai due marò, tornati in India: ”Saluto con un sentimento di profonda partecipazione e ammirazione i maro’ Latorre e Girone. Ancora ieri le loro parole hanno dato uno straordinario esempio di attaccamento alla patria”.
Una difesa, quella del ministro, che entra anche nel merito delle accuse ai danni dei due marò. L’ipotesi che i due abbiano sparato e ucciso due pescatori, secondo Terzi, “non è mai stata suffragata da prove attendibili, mentre loro negano ogni addebito”
“Il governo – ha spiegato il Ministro . ha tentato di isolare questa vicenda dai rapporti bilaterali con l’India. L’Italia si è ritrovato dinanzi un grande paese, retto da una grande democrazia. Parole che preludono un affondo aspro: ”La decisione indiana di sospendere l’immunità del nostro ambasciatore e’ stata interpretata come un atto di ritorsione che ha indebolito la legittimità del governo indiano”.
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