Da quando la turbina della centrale di Enel Green Power di Suviana è esplosa, lo scorso martedì 9 aprile, Salvatore Bernabei è sul posto, insieme ai sommozzatori e alle squadre di soccorso. In queste ore si cercava l’ultimo disperso, come ha ricordato lo stesso Bernabei, durante l’intervista di ReStart, in onda stamane su Rai3. La voce è rotta, la commozione a stento trattenuta e che si fa strazio proprio quando l’ad di Enel Green Power racconta delle ricerche per ritrovare anche l’ultimo dei dispersi, spazzati via dall’esplosione e sepolti dall’acqua che è salita di un piano. “Il mio pensiero in queste ore è per garantire che vengano ritrovate tutte le persone coinvolte e garantire assistenza ai loro familiari” – continua a sottolineare Bernabei ad ogni intervista, come ripentendo un mantra.
Ha gli occhi cerchiati, il viso tirato di chi non dorme da giorni: “Abbiamo stanziato un fondo da 2 milioni per far fronte alle emergenze delle famiglie delle persone coinvolte. Sono tutte qui, abbiamo assicurato assistenza logistica per farle arrivare, un sostegno psicologico”. Non importa se sono dipendenti di Enel o delle aziende che dovevano occuparsi dell’adeguamento della centrale: il supporto dell’azienda va a tutte le famiglie coinvolte nella tragedia. A chi gli chiede dei risvolti giudiziari, delle indagini o delle accuse rivolte dal sindacato, Bernabei risponde di voler essere il primo a chiedere chiarezza: “Solo nel 2022 la Uil dichiarava soddisfazione per le misure di sicurezza adottate” – replica puntualmente. Ma la digressione sulla cronaca dura pochi secondi: poi il pensiero – e le parole – tornano alle vittime della sciagura di martedì: “Ora bisogna pensare a ritrovare anche l’ultimo collega, Vincenzo Garzillo – racconta – uno di noi”. E la voce torna a spezzarsi.
Dallo studio televisivo l’imbarazzo è palpabile: si fanno le domande di rito, d’obbligo per qualunque cronista ma è difficile. Di lì a poco, in effetti, anche il corpo di quest’ultima vittima verrà ritrovato: Vincenzo Garzillo, 68 anni. Era rimasto lì anche lui, vicino alla turbina esplosa, al nono piano sotto il livello del lago. Salgono, quindi, a sette le vittime e, fatta salva la doverosa assistenza da prestare alle famiglie di chi ha perso la vita, l’attenzione ora è tutta per le indagini, così da fare luce su quello che sia davvero accaduto in un martedì di aprile che sembrava uguale a tanti altri.
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