ROMA – Bambini e guerra, bambini e armi: negli ultimi mesi ne abbiamo visti parecchi ma erano i bambini guerrieri dell’Isis. Ora c’è un nuovo filmato: c’è una bambina stavolta, ingenua e persino simpatica, vestita di rosa e con la coda di cavallo. Avrà 4 o 5 anni e maneggia con disinvoltura un mitra piazzato su un’altura che domina una vallata. E’ una bambina curda e quelli che lei ammazza sono i miliziani dell’Isis. La voce fuori campo in una lingua incomprensibile per noi le chiede quanti ne abbia ammazzati.
Lei orgogliosa dice: “400”. Sono curdi, certo, ovvero i combattenti che fieramente, da mesi, difendono la loro terra dai tagliagole del cosiddetto Stato Islamico. Sono i “buoni” in una guerra in cui i cattivi sono spietati e disumani e viene quasi spontaneo fare il tifo per quella bambina, immaginare di dirle “brava”. Ma è, appunto, una bambina che ammazza, inconsapevole come tutti i bambini, come quelli dell’Isis che ammazzano a loro volta. Un bambino che ammazza, anche se è dalla parte “giusta”, non è mai una bella lezione.