Christopher Cantwell, leader suprematisti della strage di Charlottesville ora piange: "Sono armato, ho paura" Christopher Cantwell, leader suprematisti della strage di Charlottesville ora piange: "Sono armato, ho paura"

YOUTUBE Christopher Cantwell, leader suprematisti ora piange: “Sono armato, ho paura”

Christopher Cantwell, leader suprematisti della strage di Charlottesville ora piange: "Sono armato, ho paura"
Christopher Cantwell, leader suprematisti ora piange: “Sono armato, ho paura”

CHARLOTTESVILLE – Uno dei leader suprematisti responsabili della strage di Charlottesville, Christopher Cantwell (36 anni), ora piange davanti alle telecamere: “Sono armato. Non voglio essere violento con voi. Sono terrorizzato, ho paura che mi ucciderete. Sono davvero terrorizzato”. La polizia ha emesso un mandato per il suo arresto e i suoi account sui social network sonno stati bloccati. In una video intervista realizzata da Vice/Hbo si era dichiarato razzista e aveva detto: “Non siamo nonviolenti. Uccideremo queste persone se sarà necessario”. Pochi giorni dopo, invece, Cantwell scoppia in lacrime.

Intanto Donald Trump è assalito dalle critiche dopo aver detto che a Charlottesville ci sono responsabilità da entrambe le parti “ma nessuno vuole dirlo”. Il presidente americano rivendica il suo ritardo nel condannare i neo nazisti al corteo in Virginia sfociato nel sangue e puntando il dito contro la ‘alt-left’ (la sinistra estremista) che, ha detto, condivide la responsabilità per la violenza.

Il Paese è sgomento e non sa come reagire. I repubblicani cominciano a smarcarsi, una ad una le voci critiche si levano e si moltiplicano. Dirigenti d’azienda fanno un passo indietro, fino a costringere il tycoon a smantellare i forum economici da lui voluti alla Casa Bianca prima che tutte le poltrone restino vuote. E anche dall’estero, dagli alleati più stretti, giunge chiaro il rimprovero, dalla premier britannica Theresa May secondo cui “non si può mettere sullo stesso piano chi ha visioni profondamente fasciste e chi si oppone a queste”, alle critiche provenienti da Israele a cominciare da Yair Lapid, leader del partito centrista ‘Yesh Atid’: “Non ci sono due parti (responsabili). Quando i neo nazisti marciano a Charlottesville e urlano slogan contro gli ebrei e a sostegno della supremazia bianca, la condanna deve essere senza ambiguità”. “Quando si tratta di razzismo, antisemitismo e nazismo non ci sono mai due parti eguali. C’è Dio e c’è il diavolo. Punto”, sentenzia anche l’ex ministro della Giustizia Tzipi Livni.

Intanto secondo indiscrezioni raccolte dal sito Axios Steve Bannon, lo stratega di Trump, sarebbe orgoglioso di come Trump ha gestito con la stampa il dopo Charlottesville e vede questo momento come “uno di quelli che ne definiranno la presidenza”.

E’ silenzio invece dai più stretti collaboratori di Trump di religione ebraica: sebbene secondo fonti citate dal New York Times il capo del consiglio economico nazionale Gary Cohn sarebbe “disgustato” e “profondamente turbato”, pubblicamente nessun commento. Così come per il segretario al Tesoro Steve Mnuchin, il genero e consigliere Jared Kushner e la moglie Ivanka Trump convertita all’ebraismo. Sta di fatto che le parole del presidente – pronunciate durante una conferenza stampa ‘improvvisata’ – hanno scosso il Paese, rivelando anche definitivamente profonde spaccature tra i repubblicani, con nomi importanti che uno ad uno hanno cominciato a smarcarsi. “I gruppi suprematisti bianchi vedranno il fatto di avere solo la metà della colpa come una vittoria – ha scritto su Twitter il senatore della Florida Marco Rubio – e non possiamo permettere che questo vecchio male resusciti”. Gli fa eco lo speaker della Camera Paul Ryan: “Bisogna essere chiari. I suprematisti bianchi sono ripugnanti. Tale estremismo è contrario a tutto ciò in cui crede questo paese. Non ci può essere alcuna ambiguità morale”.

Fino ai due presidenti Bush: “L’America deve sempre denunciare l’intolleranza razziale, l’antisemitismo e l’odio in tutte le sue forme”. Ma è la ‘corporate America’ che sorprende facendosi inedita bussola morale con la sua vigorosa protesta contro la mancata chiara condanna da parte del presidente Trump verso i suprematisti bianchi: uno ad uno Ceo e dirigenti d’azienda abbandonano il tycoon che li aveva voluti al suo fianco, in forum alla Casa Bianca volti a definire insieme la strategia per rendere l’America ‘di nuovo grande’. Così i capitani di industria, da Walmart alla Campbell, non ci stanno e disertano in otto prima che Trump decida di sciogliere il consiglio manifatturiero della Casa Bianca e il forum su politiche e strategie economiche le cui poltrone vanno svuotandosi velocemente. Con un tweet: “Invece di fare pressione sulle persone del Manufacturing Council e Strategy & Policy Forum, li sciolgo entrambi. Grazie a tutti!”.

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