ROMA – “Grazie”. Il presidente della Commissione Ue Jean Claude Junker saluta i giornalisti prima di voltarsi verso Renzi come a voler “battere il cinque” prima della tradizionale stretta di mano. Qualcosa va però storto e Junker inciampa andando letteralmente a finire “tra le braccia”del premier italiano. Dopo la caduta, il presidente della Ue si ricompone subito ma di questo vertice resterà anche questa immagine pubblicata di fianco, in cui i due leader sembrano “abbracciati”.
Per quanto riguarda l’incontro, tra Roma e Bruxelles viene sancita la pace con queste parole: “L’Italia utilizza giustamente la flessibilità”. A pronunciarle, dalla sala dei Galeoni di Palazzo Chigi, è stato il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Junker, alleato dell’Italia quando Renzi decise di sostenerne la candidatura convinto dall’ambizioso piano di investimenti in tre anni. “L’Italia è un grande beneficiario del piano per gli investimenti ed il primo animatore del piano. E noi, io e Matteo, vorremo fosse prolungato oltre i 3 anni”, ha spiegato, a questo proposito, Juncker.
Non si tratta dell’unico segnale positivo arrivato dall’incontro: a Renzi non è sfuggito, infatti, il riferimento dai toni entusiastici fatto dal presidente della Commissione Europea al documento presentato da Renzi e dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan sull’Unione Europea. Un “documento di livello” che “eccetto alcune divergenze, è un documento che da’ coraggio, di livello, pro europeo. Mi rallegro con il Governo italiano per avere presentato in questa forma e in questo momento il documento”. I giorni dei botta e risposta sembrano lontani e, allora, ci pensa Juncker a riportare tutti al presente facendo riferimento implicito alle accuse mosse da Renzi quando dice: “La commissione da me presieduta non e’ composta da tecnocrati o burocrati. Ma è composta da uomini politici, molti dei quali sono stati primi ministri. Non e’ a favore di un’austerity assoluta e sciocca. Non bisogna perdere di vista la necessita’ di ritrovare in Europa una crescita robusta e duratura”.
Il presidente del consiglio incassa i complimenti e la promessa del prolungamento del piano di finanziamenti. Forte della riduzione del numero delle procedure di infrazione (da 119 a 83), spiega: “L’Italia sta facendo più che i compiti a casa, da segni di concretezza, useremo la flessibilità concessa, non si deve mettere in discussione il ricorso ad essa. Chi si affida a politiche di sola austerity commette errore. Io sottoscrivo quanto detto da Juncker: l’austerità è stupida”.
E anche sui migranti, Renzi e Juncker mostrano di essere sulla stessa lunghezza d’onda. I paesi europei sembrano andare in ordine sparso nell’affrontare la crisi, con i paesi dell’Est a prendere le iniziative più dure per contenere i flussi. Renzi, a nome dell’Italia, chiede a Bruxelles che le regole siano fatte rispettare: l’Italia, spiega, ha fatto la sua parte con gli hot spot. Nel resto d’Europa, però non c’è stato pari impegno nelle riallocazioni e rimpatri. “Le barriere non risolvono i problemi, anzi le aumentano in particolare verso il sud ed i Balcani”, ha premesso Juncker: “Io non mollo, io non cedo”.
Con l’Italia c’è “ampia identità di vedute” sulla questione migratoria e, sottolinea il capo dell’esecutivo di Bruxelles, “non si dice abbastanza spesso che l’Italia in questo ambito e sin dall’inizio, dal 2011, ha tenuto una condotta esemplare che potrebbe servire da modello ai Paesi che avanzano, per essere educati, con un passo esitante”. “Se tutti i Paesi europei – scandisce Juncker – avessero adottato il comportamento dell’Italia, i problemi oggi sarebbero meno gravi”.