TEL AVIV – L’attentatore armato di mitra arriva e apre il fuoco contro i clienti del pub nella via centrale di Tel Aviv. Questo l’attacco avvenuto il 1° gennaio 2016 nella centrale via Dizengoff, attacco il cui bilancio è stato di 2 morti e diversi feriti. L’attentatore sarebbe un arabo israeliano, ma le autorità non sanno ancora se il movente sia stato di natura personale o se questo possa essere considerato il primo atto terroristico dell’Isis in Israele.
La sparatoria è iniziata poco prima delle 15, quando l’aggressore è entrato in un negozio con il volto coperto da occhiali e con un sacco in spalla. Dopo aver esaminato con calma la mercanzia, ha deposto il sacco su un carrello, ha estratto un’arma automatica (possibilmente un Falcon di produzione italiana) e si è lanciato in via Dizengoff, sparando almeno una trentina di proiettili sui passanti e sugli avventori del pub Hasimta’.
“Non sembrava che volesse colpire qualcuno in particolare”, ha raccontato un testimone. Per alcuni di loro non c’è stato scampo. Due sono rimasti uccisi sul posto, altri quattro sono giunti in condizioni gravi in ospedale e altri ancora sono stati feriti in modo più lieve. Le vittime erano incensurate, cosa che farebbe escludere la pista di un regolamento di conti della malavita.
Nel frattempo, mentre nel pub i superstiti cercavano di prestare soccorso ai feriti più gravi, l’attentatore è riuscito a dileguarsi. Secondo un testimone, sarebbe salito su un taxi e sceso poco dopo. Estese ricerche della polizia nella zona dell’attacco non hanno dato esito. Ad imprimere una svolta alle indagini sono stati il caricatore della sua arma (rimasto su un marciapiede), il sacco abbandonato sul carrello del negozio (dove c’era una copia del Corano) e le immagini riprese da telecamere di sicurezza.
Alla loro diffusione una famiglia di Arara, una località nel nord di Israele, ha riconosciuto il figlio e ha avvertito la polizia. Secondo un conoscente, un suo cugino fu ucciso anni fa dalla polizia israeliana e dunque una delle ipotesi potrebbe essere quella di una vendetta privata.
Gli agenti della polizia si sono interessati in particolare alla sua pagina Facebook, che la sera del 1° gennaio è stata oscurata, mentre esperti hanno cercato di appurare se il giovane abbia ricevuto dall’estero un ordine di passare all’azione. L’attacco al pub è avvenuto infatti mentre minacce ad Israele vengono lanciate negli ultimi tempi sia dal leader Hezbollah Hassan Nasrallah sia da Abu Bakr al-Baghdadi, il Califfo dello Stato islamico.